Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Per il Centro disabili i soldi ci sono ma non si spendono

Fonte: L'Unione Sarda
27 luglio 2015

COMUNE. Protestano le associazioni

 

Il Centro comunale per l'autonomia dei disabili c'è ed è in via Parigi, in un grande spiazzo nel Quartiere Europeo. Il problema è che mai un disabile ci è mai entrato, «perché fin dal 2000 il Comune ha in cassa mezzo milione di euro per adattarlo e acquistare gli arredi, ma si avvicendano le Giunte e nessuno lo fa». La voce è di Carmelo Addaris, presidente di Habitat (una cooperativa di tipo B) e vice dell'Associazione sarda para-tetraplegici, ma in realtà è quella di tutte le associazioni che rappresentano chi vive seduto su una carrozzina o immobilizzato a letto. Sono condizioni in cui, massimamente, si arriva all'improvviso, spesso a causa di un violento trauma midollare. E sono condizioni alle quali chi si ritrova disabile da un giorno all'altro si deve adattare il più presto possibile: «Per poter condurre pressappoco la vita che si faceva prima, anche se seduto, come facciamo anche io e Addaris», specifica dalla propria carrozzina Sandrino Porru, presidente della Consulta comunale dei disabili e vice di un'associazione di formazione professionale per la stessa categoria di persone. Lanciano un appello: «Il Comune ci riceva per discutere come sbloccare la situazione».
Oltre che un centro diurno per disabili intellettivi, che le famiglie faticano ad accudire 24 ore su 24, il Centro per disabili dovrà avere attrezzature e arredi adatti a chi non può camminare, o parlare e sentire, o vedere. E poi avrà sei appartamentini strutturati per chi è in carrozzina: «Sono concepiti per rendere il più possibile autonomi i paraplegici, servirebbero come centro d'addestramento per chi si ritrova improvvisamente seduto a vita», sottolinea Addaris, che precisa: «Queste non sono spese, bensì investimenti: un disabile, più autonomo lo si rende e meno costa in termini di assistenza». Proprio la sua cooperativa, Habitat, ha vinto il bando per realizzare quel Centro in via Parigi, ma i soldi rimangono da quindici anni nelle casse del Municipio.
Al di là dell'incompiuta al Quartiere Europeo, le associazioni dei disabili lamentano la disattenzione delle istituzioni verso chi è svantaggiato e chiede di poter condurre un'esistenza il più possibile normale: «Le persone in carrozzina», fa notare Porru, «sono assai di più di quelle che vediamo in giro: perché molte sono sempre in casa, non hanno un lavoro, sono bloccate da barriere architettoniche. Il sostegno economico ai disabili», aggiunge, «dev'essere temporaneo: grazie alla formazione professionale, dobbiamo essere tutti in grado di essere inseriti nel mondo del lavoro guadagnando uno stipendio e senza pesare, o pesando meno, sulla comunità: non chiediamo altro». In passato si è investito solo sui servizi per l'occupazione, che sono importanti, «ma la vera sfida», conclude Porru, «sono i servizi per l'autonomia personale».
Luigi Almiento