Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Residenti e negozianti cercano soluzioni Topi e rifiuti, scatta l'Sos Tocco (FI) al sindaco: si elim

Fonte: L'Unione Sarda
27 luglio 2015

CORSO VITTORIO EMANUELE.

 

Serve un volontario: chi va a buttare il sacchetto dell'immondezza? «Nella nostra famiglia - rivela Marina - è ormai una sfida: chi dei tre figli supera la paura ci guadagna un euro». Perché bisogna essere coraggiosi per sollevare il coperchio dei cassonetti dell'umido o della carta accanto all'arco di via Palabanda. «I topi saltano fuori anche da lì, dopo essersi serviti», giura Antonello Lussu, residente del Corso. Dal civico 86 si affaccia un'altra abitante: «Alle quattro del pomeriggio sono ancora pieni di aliga : per risolvere il problema basterebbe che li svuotassero e ripulissero più spesso durante il giorno». No, aggiunge Pasquale Olianas che dal bar Il Cigno ogni sera si gode la scena col fratello Antonio: 50-100 ratti di qua e di là. «L'unico modo è ripulire quel terreno privato, che ne è pieno, e mettere il veleno dentro i buchi del muro dove hanno fatto le tane».
CASSONETTI SÌ O NO Ieri, all'indomani del primo weekend chiuso al traffico, le “casette” dei topi (leggi cassonetti) a fine mattinata erano ancora in grado di ospitare rifiuti. «Sarà che questa settimana li hanno svuotati più spesso», spiega Patrizio Curreli dal Caffè del Corso. Ma la puzza...resta. «Siamo stufi di questa situazione, sarà la gente che non fa bene la differenziata o la ditta che non sempre svuota i bidoni, ma non li vorremmo proprio questi cassonetti, piazzati davanti al mio locale». È il primo problema da risolvere, anche secondo Edoardo Tocco, consigliere FI: «Si eliminino immediatamente con ritiro costante della spazzatura almeno nella stagione estiva», chiede in un'interrogazione al sindaco. Dopo il sopralluogo, assieme agli operatori del centro antinsetti, si è fatto un'idea precisa: «Punto di raccolta di immondizia, luogo di stazionamenti di ratti e insetti, a due passi dai negozi, con odori nauseabondi che rendono impossibile la vita dei cittadini, sede di cassonetti devastati da diversi roghi notturni. E, soprattutto, totale assenza di un accettabile sistema di raccolta differenziata». Eppure questo è il Corso, periferia dimenticata? «Lo scenario è da terzo mondo - assicura Tocco - nel centro della città, non certo una bella immagine per sardi e turisti».
RESIDENTI E NEGOZIANTI Non gli dà certo torto la negoziante di Madras calzature, lì a due passi: «Siamo stanchi di ripeterlo, che trovino una soluzione e puliscano quest'immondezzaio, facendo magari un bel giardinetto in quel campetto rubato dai topi». A sentire chi al Corso ci abita, però, rinunciare a quei cassonetti è cosa impossibile. «Sono gli unici del Corso, dove li buttiamo i rifiuti? - si chiede Antonello Lussu - non possiamo tenerceli nei nostri appartamenti senza balconi, d'estate sarebbe un tormento, col rischio di ritrovarci un topo in casa. Il problema è che qui la spazzatura arriva anche dagli utenti di via Portoscalas, orfani dei cassonetti che scivolavano per strada ogni volta che pioveva». Il Corso è così da anni, raccontano, con topi, rifiuti, strade bucate e scarichi intasati. «Tutti problemi da risolvere», aggiunge Stefano Cossu, sicuro di una cosa: «La raccolta porta a porta è irrealizzabile: si rimuoverebbero i cassonetti per trasformare quell'area in parcheggi a pagamenti».
Anche Roberto Cinus di Crackers la pensa così: «È meglio che i cassonetti restino e vengano ripuliti più volte al giorno. Sono qui da 30 anni e vedo che ci si perde per poco ma credo in quest'amministrazione e nel suo progetto dell'isola pedonale». Da Il Gelato arriva l'urlo di Elisa Aresu, la commerciante che si è presa la briga di riprendere i topi in una delle loro uscite serali. «Il ritiro dei rifiuti porta a porta sarebbe l'ideale in attesa delle isole ecologiche sotto terra. Intanto vorrei vedere un Corso pulito, in queste condizioni devo rinunciare ai tavolini all'aperto. Scusate, corro a chiudere la porta». Ore 17: scatta il coprifuoco. Meglio chiudersi dentro, non si sa mai che a qualche topo venga voglia di gelato.
Carla Raggio