Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Assistenza, spesa record nell'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
24 luglio 2015

luto. Oriana Putzolu (Cisl): «Ma molti servizi sono gestiti male»

Ben 260 euro pro capite: è il doppio della media nazionale Tanti soldi, pochi risultati. La Sardegna è la regione in cui si spendono più risorse pro capite per il sociale. Una somma doppia rispetto alla media nazionale, calcolata dall'Osservatorio della Cisl sulle politiche sociali, ma ritenuta dal sindacato insufficiente e mal gestita. Il report del 29 giugno scorso sul “Welfare nei conti degli enti locali” ha decretato il primo posto nazionale dell'Isola con 260 euro a persona spesi ogni anno nell'assistenza. Due volte esatte la media del Paese di 130 euro.
L'indice di propensione al sociale, ottenuto dal rapporto tra impegni di spesa nei servizi (asili nido, assistenza agli anziani e alle persone disabili e altre prestazioni di base, escluse quelle necroscopiche e cimiteriali) nei comuni sardi, è stato del 25,9% nel 2013. Seguono in questa classifica del welfare i comuni del Friuli-Venezia Giulia (24,4%), quelli della Lombardia (16,6%), Emilia-Romagna (16,3%), Marche (15,8%), Trentino Alto Adige (15,5%) e Toscana (13,3%). Non solo. Dal dossier emerge anche il quarto posto nazionale di Iglesias nella classifica dei comuni dalla più alta propensione al sociale con il 41,6%. Graduatoria comandata da L'Aquila, evidentemente ancora penalizzata dagli effetti del terremoto del 2009. «Senza dubbio - dice Oriana Putzolu, segretario generale della Cisl regionale - si deve riconoscere ai comuni sardi uno sforzo notevole sul fronte sociale. Ma i conti non tornano relativamente alle ricadute e all'efficacia di questa spesa. Per fermarci solamente ai servizi per l'infanzia a gestione pubblica, i dati Istat attestano che nel 2012 solamente il 34,7% dei comuni sardi li hanno attivati, che il servizio di asilo nido in quello stesso anno è presente solo nel 30,8% dei nostri comuni e che solamente il 9,3% dei centri isolani dispone di servizi integrativi e innovativi per l'infanzia».
Considerazioni simili, spiega ancora il segretario, potrebbero essere fatte anche per il sostegno alla terza età: «Mi risulta che fondi originariamente destinati alle politiche sociali per gli anziani, a un certo punto dell'anno, quando i sindaci si accorgono di non avere risorse per spese urgenti, per esempio qualche manutenzione non rinviabile, vengano tagliati sia pure parzialmente. In questo modo la qualità della vita nei nostri piccoli centri sarà sempre sotto la soglia della sufficienza».
Il sindacato nelle ultime settimane ha puntato il dito anche sulla Finanziaria 2015 e il Fondo politiche sociali, passato da 317 milioni di euro del 2014 ai 313 del 2015, ma crollato del 40% rispetto al 2008. Considerati per questo una semplice ricollocazione della spesa camuffata da piano di investimenti.
Su questo fronte la battaglia della Cisl continua sul percorso intrapreso nei mesi scorsi: il sindacato chiede la ridefinizione di una normativa nazionale ed un adeguato finanziamento che permetta di strutturare il sistema socio-sanitario, garantendo cosi i livelli essenziali delle prestazioni a tutti i cittadini in condizione di non autosufficienza.
«Al più presto - conclude la Putzolu - chiederemo un incontro con l'Anci Sardegna per definire, in un protocollo d'intesa, priorità e indifferibilità delle spese destinate ai servizi sociali. Anche dall'efficienza ed efficacia di queste ultime dipende la qualità della vita percepita».
Luca Mascia