Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Appalti pubblici, troppi senza gara: «Così si aggirano le leggi e i codici»

Fonte: L'Unione Sarda
21 luglio 2015

LA CLASSIFICA NAZIONALE. Il capoluogo della Sardegna è dodicesimo col 78% di procedure negoziate 

Scorciatoia autorizzata. Appalti pubblici assegnati senza gara: la percentuale di Cagliari supera la media nazionale che si attesta al 60%. Nel capoluogo sardo si ricorre alle cosiddette procedure negoziate nel 78,63% dei casi. «Attenzione alla trasparenza», avverte l'Ordine degli ingegneri. L'Autorità nazionale Anticorruzione ha pubblicato il rapporto che mette a confronto i vari capoluoghi di Regione. Il record si tocca ad Aosta con l'89,99%, nella classifica nazionale Cagliari si piazza al dodicesimo posto, dopo Roma, Bologna e Milano. Un “vizio”, ha titolato il Corriere della Sera: Gian Antonio Stella ha bacchettato soprattutto Catanzaro, caso nazionale con un'impennata sensibile dell'affidamento veloce. Un modo per aggirare «leggi e codicilli».
I RISCHI Il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Cagliari Gaetano Nastasi lancia un Sos trasparenza sull'abuso della rinuncia alla gara: «Su questi temi abbiamo riflettuto tanto. Da un lato stiamo parlando di uno strumento che consente ai funzionari della pubblica amministrazione di affidare i lavori in maniera più elastica rispetto a una procedura d'appalto impegnativa». Dall'altro lato c'è un rischio: «La mancanza assoluta di trasparenza».
È la stessa Authority Anticorruzione a sollevare alcune questioni, tra queste i criteri di selezione delle imprese. Entra nel dettaglio Nastasi, che parla anche come consigliere della Rete delle professioni che unisce architetti, periti, dottori agronomi, chimici: tutte le professioni tecniche, in sostanza. «Non si dà pubblicità, l'affidamento avviene per invito e per una scelta fiduciaria. C'è un elenco di fornitori e da lì si attinge. Tutte le volte che accade, però, la notizia resta sottotraccia».
Il sindaco Massimo Zedda e l'assessore ai lavori pubblici Luisa Anna Marras non entrano nel merito della questione, nemmeno una parola. Un modo indiretto per dire: la nostra politica resta fuori da questi meccanismi, che vengono gestiti dai funzionari.
LA NORMATIVA Funziona così. La procedura negoziata, regolata dal Codice per gli appalti pubblici del 2006, è consentita per le gare fino a 500 mila euro, per i lavori pubblici. La legge del 22 dicembre del 2008 ha innalzato la soglia dei 100 mila euro, vecchio tetto massimo. Gli enti possono invitare un minimo di 5 imprese e si procede al massimo ribasso. Strumento differente rispetto all'affidamento diretto: in questo caso i Comuni sono liberi di non “bandire” sotto i 40 mila euro e in casi di emergenza. Alla procedura negoziata si ricorre per aggirare spesso una normativa complicata, quando c'è l'urgenza di spendere determinati fondi. A quel punto si fa ricorso a tutte le alternative possibili. «In tanti casi c'è la buona fede».
LE FORZATURE Ancora l'Ordine degli ingegneri mette in rilievo i nervi scoperti del sistema: «Chi fa parte di un elenco viene stimolato a prestarsi a certi giochi, c'è una forte discrezionalità e per i professionisti, talvolta, scatta il ricatto». Ecco un esempio: «Quando c'è da ottenere un finanziamento si chiede un supporto ai professionisti per la presentazione di un progetto esecutivo, che viene acquisito dall'amministrazione magari in cambio di un futuro incarico. Questo accade quando si devono spendere i fondi in poco tempo. Il sistema non è virtuoso, si tratta di strumenti per la flessibilità usati per tappare le carenze organizzative delle amministrazioni».
LE IMPRESE Per Francesco Porcu, segretario regionale della Cna, la questione dell'aggiudicazione degli appalti «è estremamente complessa, il legislatore è intervenuto più volte. La verità è che non esiste una norma che offre in sé una garanzia piena. Questo meccanismo ha la sua ragione d'esistere ma l'applicazione deve avvenire in maniera etica». Semplificazione e velocizzazione vanno sempre bene, se si rispettano le regole: «Quando la gente viene “pizzicata” dovrebbe essere estromessa dal mercato e spesso questo non accade».
LA PROPOSTA Ecco perché i professionisti chiedono che vengano considerati i cosiddetti “criteri reputazionali”. Gianni Massa, vicepresidente del consiglio nazionale degli ingegneri, spiega: «La soluzione è che il curriculum di un'azienda venga certificato da una serie di algoritmi delle figure che hanno interagito con la tua professione. Percorso ideale per l'affidamento senza gara: non è importante che tu dica chi sei ma a “parlare” è la tua storia di professionista raccontata da committenti, imprese, cittadini, utenti finali». I fattori di merito dovrebbero essere questi: «Rispetto dei tempi, dei costi, risultati sul lavoro eseguito e multidisciplinarietà con il lavoro svolto in team».
Mariangela Lampis