Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Disabili prigionieri in casa

Fonte: L'Unione Sarda
17 luglio 2015


VIA SERUCI. Situazione analoga nella gran parte degli edifici popolari del Comune

 

Il palazzo è privo di ascensore: ci abitano sette invalidi gravi

 


«Signor Agus, lei ogni tanto esce di casa?» La risposta è un sospiro: «Eh, se potessi!» Via Seruci, numero 7: il palazzo ha cinque piani, come gli altri sette di edilizia popolare in questa strada nota come piazza di spaccio. Ci vivono venti famiglie: fra queste, sette disabili gravi e sette anziani con difficoltà motorie, e non c'è ascensore né montascale. Gerolamo Agus, 79 anni, sta al quinto piano e si regge sulle stampelle: «Scendere le scale, tanto quanto: è salirle che è dura». Sua moglie, Rosaria Trincas, non parla: piange. «Le fa male la gamba», spiega il marito: «È stata operata qualche mese fa per una frattura a un femore».
Storie così, in questo palazzo, ce ne sono a ogni pianerottolo. Al terzo piano, per esempio, vivono Giulio Massidda e sua nonna Maria Pinna, 84 anni: lei è costretta a letto, e lui spiega che per spostarla fuori casa, per qualunque esigenza, è costretto a chiamare un'ambulanza con lettiga, 70 euro a volta. «E ho un lavoro part time».
Al quinto piano vivono Aldo Carta, 84 anni, e Maria Teresa Agus, 81. Lui, tra Alzheimer e conseguenze di un ictus, è invalido al 100 per cento, e ogni scalino è uno strazio: «Si aggrappa alla ringhiera e ripete “non ce la faccio”», dice la donna. Un piano sotto stanno Sandro Olla e sua nonna Maria Contu, 84 anni: l'anziana passa le giornate su una sedia e si sposta a fatica solo con le stampelle. «Sono mesi e mesi che non esco», spiega. Allo stesso piano vive Gianfranco Moi, 57 anni: quando rientra o esce di casa i vicini ne riconoscono il passo irregolare sulle scale: ha una protesi a una gamba. Salvatore Floris, 66 anni, ne ha una a un ginocchio, e nemmeno sua moglie Silvana Ortu cammina benissimo, tanto che, raccontano, «ormai beviamo l'acqua del rubinetto perché non ce la facciamo più a portare su per quattro piani una confezione da sei bottiglie».
E le scale non sono l'unico problema: a parte i coniugi Agus-Carta, che se lo sono rifatto a spese proprie, tutti gli altri inquilini hanno a disposizione bagni angusti e di vecchia concezione; quindi niente box doccia, bensì una vasca stretta e con i bordi alti oltre 50 centimetri, una vera e propria barriera per anziani e disabili.
La proprietà di questi palazzi, spiega il consigliere comunale Gianni Chessa, è del Comune: fanno parte del patrimonio di 3.300 appartamenti di edilizia popolare municipale, di cui il 70 per cento si trova tra Is Mirrionis e San Michele. Solo negli otto palazzi di via Seruci vivono 180 persone. La gran parte sta qua da almeno 50 anni: una popolazione invecchiata e acciaccata. Le case, costruite e consegnate negli anni '60, sono state concepite senza pensare a chi ha problemi di mobilità. «L'abbattimento delle barriere architettoniche», commenta Chessa annunciando un'iniziativa in Consiglio comunale, «dev'essere una priorità per l'amministrazione».
Marco Noce