Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«La mia vita, la danza»

Fonte: L'Unione Sarda
16 luglio 2015


Attesa per il ritorno di Roberto Bolle al Lirico di Cagliari sabato e domenica

 

 


L a bellezza in movimento della danza e quella statica del nostro patrimonio artistico. Vuole essere questo, un confronto e un monito a prendersi cura di ciò che vale, il “Viaggio nella bellezza” che Roberto Bolle, 40 anni, sta compiendo con i suoi Friends. Un tour che prende il nome dal libro fotografico di Fabrizio Ferri e Luciano Romano a lui dedicato, e che sabato e domenica, dopo la parentesi americana, riparte proprio da Cagliari. L'appuntamento (alle 21) è al Lirico con uno spettacolo che riunisce stelle della Scala, del Royal Ballet di Londra e dell'Hamburg Ballet. Il programma, scelto da Bolle, è un viaggio dai classici “Don Chisciotte” ed “Excelsior” ai gioielli della coreografia del Novecento (Ashton, McMillan, Neumeier) fino ai contemporanei Wheeldon e McGregor.
A Cagliari, per la quinta volta. L'ultima, nel settembre del 2007, col Ballo della Croce Rossa, sempre con i Friends. Chi dimentica quella “Giselle” del 2005 fa al Festival di Sant'Efisio, con Darcy Bussell?
Lei è appena rientrato da Los Angeles. Non è stanco?
«Per fare questo mestiere ci vuole determinazione. La mia fortuna è che ho motivazioni forti, progetti stimolanti, e il sostegno del pubblico».
Che cosa le ha dato la danza?
«Tutto. Aver raggiunto i livelli più alti, riuscire a realizzare i miei progetti, ha un valore inestimabile».
Che cosa le ha tolto?
«Il tempo per la vita privata. La danza è totalizzante, costringe a molte rinunce».
Che cosa significa essere in competizione con Roberto Bolle?
«Non è facile essere all'altezza delle aspettative. Occorre lavorare costantemente con la mente, e con il corpo, che non sempre risponde».
Ha mai temuto di non farcela? Anni fa ha avuto un brutto infortunio…
«Ma dopo pochi mesi ero di nuovo in scena. Non ho mai pensato di dover mollare».
Il suo è un mestiere usurante...
«Ci costringe ad atteggiamenti fisici innaturali. L'elasticità, le aperture forzate, i muscoli, i tendini, l'ossatura. Siamo sottoposti a traumi continui».
“Le mie partner mi mollano tutte”, ci disse in un'intervista di parecchi anni fa. Ora la molla anche Sylvie Guillem…
«Già. Solo quest'anno ho accompagnato tre colleghe nell'ultima recita: Paloma Herrera Aurelie Dupont e Julie Kent».
E anni fa Alessandra Ferri, all'American Ballet. Ora lei è ballerino principale di questa istituzione. E con gli anni si è avvicinato sempre più alla danza contemporanea.
«Mi è sempre piaciuta, dà una libertà che il classico non consente. Ormai da tempo abbino il classico puro al moderno, ho lavorato con Forsythe, Wilson, Mats Ek».
Ma nessuno è Albrecht come lei…C'è sempre bisogno di prìncipi?
«Non ho dubbi. Io ballo soprattutto i classici, all'interno di una stagione. Anche di recente ho fatto “Il Lago dei Cigni”, “Giselle”, “Romeo e Giulietta” alla Scala, a Tokyo. I prìncipi, insomma, non mancano».
E neppure le regine…Lei ha ballato a 27 anni davanti a Elisabetta II a Buckingham Palace, e a 29 in Vaticano davanti a Karol Wojtyla.
«Due emozioni fortissime, in due luoghi unici».
C'è un'età per dire basta?
«Dipende. Alessandra Ferri è tornata in scena a 52 anni. Una grande artista come lei può dare molto di più di una ventenne, per spessore di interpretazione. Se si riesce a ballare con gioia e dando emozioni, non c'è età. Certo, bisogna sapere quando smettere».
Lei ha postato su Twitter un video con alcune sue papere in sala prova, accompagnato da “Tu mi porti su poi mi lasci cadere”.
«Volevo dimostrare che tutti sbagliano. Mai prendersi troppo sul serio».
Roberto Bolle è amatissimo, ma applaudirlo costa...
«Il guaio che non ci sono grandi sponsor. Se uno vuole fare uno spettacolo di alto livello deve spendere molto».
A 12 anni Nureyev lo scelse, tra i ballerini della Scala, per il ruolo di Tadzio in “Morte a Venezia”. Ma poi lei quel ruolo non lo ha mai fatto..
«Ero troppo piccolo e non mi diedero il permesso..».
Maria Paola Masala