Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sfrattati con la forza: vogliamo tornare a casa nostra»

Fonte: L'Unione Sarda
13 luglio 2015


MEDAU SU CRAMU. Parla la moglie di uno dei fratelli Porcu, titolari dell'abitazione abusiva

 


«Anche se l'assessore cerca di addolcire la pillola per gli abitanti del quartiere, l'ingiustizia subìta dalle nostre famiglie non lascia nessuno tranquillo ed è motivo di allarme per tutti: chi abita qui conosce la nostra storia e sa bene com'è andata». Joanne Woolgar è la moglie di Lazzarino Porcu, uno dei due fratelli sfrattati il 23 giugno scorso dalla casa bifamiliare di Medau su Cramu in esecuzione di una sentenza definitiva che ne dispone la demolizione. È stanca, ma vuole parlare, «non mi arrendo, e vogliamo tornare a casa, la prima e unica casa che possediamo: la cosa positiva è scoprire la solidarietà della gente del quartiere e, in particolare, di chi oggi ci ospita, consentendoci di restare ancora una famiglia unita, nonostante le avversità».
Perché al di là dell'epilogo giudiziario, «è una storia tragica la nostra, ancor di più per come sono andate le cose», spiega la donna ricordando che nell'88 ha lasciato Londra, subito dopo la laurea, «per venire a vivere qui, proprio in questa casa costruita da mio suocero, con Rino, conosciuto in Inghilterra e diventato mio marito e padre delle mie due figlie». Una storia di abusi edilizi, costata a Lazzarino Porcu un anno di carcere (sostituito dall'affidamento ai Servizi sociali), 35 milioni di lire di multa e la perdita della casa costruita nei primi anni Ottanta.
«Nel riepilogare la vicenda sul vostro giornale - spiega Joanna Woolgar - l'assessore Frau parla dei tre gradi di giudizio: non riusciamo a ottenere la revisione del processo, nonostante mio marito sia stato condannato senza tener conto della documentazione che attestava che la nostra casa esisteva già prima del '94. In ogni caso stanno coinvolgendo anche il fratello Giancarlo nella vicenda penale di mio marito». Per finire: «Noi non stiamo dicendo che l'abuso non c'è stato, ma ci sono stati tanti errori amministrativi e giudiziari, con un Comune che dopo 30 anni risponde alla sanatoria».
«L'epilogo è tragico: non dimenticherò mai come ci hanno buttato per strada con la forza, prima delle sentenze definitive, che attendiamo dal Consiglio di Stato e dalla Cassazione». (c. ra.)