Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Le famiglie tornano a risparmiare

Fonte: La Nuova Sardegna
2 luglio 2015

Dati Istat: nel 2015 cresce il potere d’acquisto. I conti pubblici tirano il fiato, cala il deficit


ROMA Cresce il potere d’acquisto delle famiglie italiane, che a inizio 2015 mette a segno il rialzo più forte dal 2007. Tanto che si torna anche a risparmiare. E non sono solo i bilanci delle famiglie a tirare il fiato, ma anche i conti pubblici: sempre tra gennaio e marzo, il rapporto tra il deficit e il Pil si ferma al valore più basso, anche in questo caso, da otto anni, cioè dal periodo immediatamente precedente all’esplosione della crisi. È questa la fotografia dell’Istat sull’avvio d’anno, che sembra partire in recupero. Nel dettaglio, il reddito disponibile, in valori correnti, ovvero con dentro la dinamica dei prezzi, è salito dello 0,4% rispetto agli ultimi tre mesi del 2014 e dello 0,6% nel confronto annuo. Visto che il periodo sotto la lente dell’Istat è trascorso tutto in deflazione, il potere d’acquisto delle famiglie non ha fatto altro che beneficiarne, salendo dello 0,6% sul trimestre precedente e dello 0,8% a paragone con l’anno prima, come, appunto, non accadeva dal lontano 2007. I “saldi” dovuti alla bassa pressione dei prezzi non hanno però incoraggiato i consumi delle famiglie, che hanno preferito ricominciare a ristorare e ricostruire da zero, laddove possibile, i loro “tesoretti”. La propensione al risparmio, ovvero la quota di risparmio sul reddito disponibile, è risalita al 9,2%, il valore più alto dall’estate di due anni fa, anche se ancora sotto i livelli pre-crisi. Ora si cerca di tornare sui vecchi binari e da qui il contenimento della spesa (-0,2% e +0,1% su base annua). Passando dalle famiglie allo Stato, l’Istat registra ancora miglioramenti, soprattutto in termini di deficit, sceso tra gennaio e marzo al 5,6% del Pil. A prima vista potrebbe sembrare una percentuale poco rassicurante, ben oltre il 3% stabilito in sede europea, ma in realtà nei primi tre mesi dell’anno il rapporto è sempre più alto, per poi scendere nel resto dell’anno. Infatti erano ben otto anni che non si vedeva un valore sotto il 6%. Il calo dell’indebitamento è, ovviamente, dovuto a una crescita delle entrate a fronte di una diminuzione delle uscite, che hanno beneficiato della caduta della spesa per gli interessi passivi sul debito. La voce è costata il 14% in meno dell’anno prima, con quasi 2,4 miliardi di euro rimasti nella casse pubbliche. Un toccasana per i conti che risente dell’abbassamento degli spread. Vede rosa anche Bankitalia che, sempre in avvio di 2015, parla di un tamponamento nell’emorragia di posti di lavoro, almeno nell’industria.