Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci sardi mobilitati: solidali, ma dateci garanzie

Fonte: La Nuova Sardegna
17 giugno 2015

Il presidente Scano ai prefetti: «Per ora niente quote né dati sulle strutture»
Ad Abbasanta riuniti quasi 200 amministratori: pronti ad accogliere i profughi


C'è stato chi ha detto che non potrà accogliere profughi perché non ha strumenti, a meno che non si sblocchi il Piano di stabilità e si evitino i tagli sui fondi di solidarietà: così il sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana. E c’è stato chi ha manifestato perplessità per l'arrivo degli esuli, mettendolo in correlazione con le povertà diffuse in molte aree. Come ha fatto Giovanni Porcu, sindaco di Irgoli. Secondo il quale «del ministero dell’Interno ci possiamo fidare poco: così, se i migranti dovessero arrivare in paese, mi dimetterei in modo irrevocabile». Al centro del confronto di Abbasanta, difficoltà di ordine pratico e problemi generali. Nel mirino lo Stato e i suoi rappresentanti sul territorio. Critico, da Orosei, Franco Mula: «Nessuno può insegnarci la solidarietà in una terra di emigrati come la nostra, ma qui si tratta di misurare davvero il peso reale dell’Italia in Europa». (pgp)di Pier Giorgio Pinna wINVIATO AD ABBASANTA No a indifferenza e intolleranza. Sì a generosità e ospitalità. «Respingiamo la demagogia della pancia». «E anche l’ideologia di una solidarietà sganciata dai problemi reali». In un quadro di confronto serrato con il governo, nella sala convegni a due passi dal Nuraghe Losa, quasi 200 sindaci dell'isola hanno lanciato segnali precisi a Roma e a Bruxelles. L’hanno fatto nell’assemblea organizzata dall'Anci. Dopo le 14, al termine di tre ore d'interventi appassionati, è stata approvata in maniera unitaria la relazione del presidente dell'associazione sarda dei Comuni: Piersandro Scano porterà «con forza» queste posizioni al vertice nazionale Anci di oggi. Disponibilità condizionata. «Al Consiglio europeo del 25 e 26 giugno Renzi deve pestare i piedi e battere i pugni sul tavolo: l'Europa non volti la faccia, l'accoglienza dei migranti che continuano a sbarcare a migliaia sulle coste non dev’essere un problema solo di Grecia e Italia»: qualcuno ha usato espressioni più morbide, altri più dure, ma è questo in sostanza l'appello degli amministratori locali. Ed è questo il messaggio che Scano porterà al suo presidente nazionale, Piero Fassino, perché lo trasmetta al premier Matteo Renzi. Tirando le somme del dibattito, il numero 1 dell'Associazione dei Comuni sardi ha rilanciato la necessità di un deciso cambio di rotta: sia dell'Unione europea, «colpevole di inerzia», sia del governo italiano, «troppo debole nei confronti della stessa Ue». Attese e repliche. All'incontro di Abbasanta sono arrivati rappresentanti di centrosinistra, centrodestra e forze autonomiste. In questa fase né numeri né quote territoriali né liste dei centri di ospitalità: quindi si è deciso di non rispondere, almeno per ora, agli appelli lanciati dai prefetti sardi, «Prima – hanno sottolineato tanti – vogliamo conoscere le posizioni precise sui flussi d’arrivo: non ci faremo ingabbiare in una rete che si presti ad astuzie controproducenti. Tradotto dal cauto linguaggio assembleare: niente dati sulle dimensioni dell'ospitalità che l'isola è in grado di offrire prima di conoscere i riferimenti di contesto. «Per evitare che i posti accordati possano poi triplicare o quadruplicare a seconda di emergenze non governate in maniera corretta», sussurra un politico smaliziato. Così ieri non si è parlato neppure dei criteri di fondo. Meglio “concentrare” i punti di accoglienza in pochi complessi urbani o “spalmare” l’assistenza in tutti i paesi? «Anche questo nodo sarà sciolto appena avremo tutte le altre risposte», ha spiegato Scano. Gli interventi. La discussione ha riservato momenti differenziati. Ma il clima è stato sempre sereno nonostante la varietà delle proposte e delle idee. Il primo cittadino di Sardara, Peppe Cau, ha puntato il dito contro la prefettura di Cagliari, sottolineando che «i Comuni vengono regolarmente scavalcati salvo essere sempre chiamati quando c'è l'emergenza». Gianfranco Cappai, sindaco di Selargius, ha citato un fatto emblematico: ha scoperto solo dopo una settimana che erano stati trasferiti decine di migranti in un capannone della zona industriale privo del requisito di abitabilità. Il presidente del Consiglio delle autonomie locali Giuseppe Casti ha spiegato: «Ogni operazione deve essere concordata con i sindaci, che invece oggi vengono spesso ignorati: con le prefetture serve un rapporto corretto e costante». E il primo cittadino di Oristano Guido Tendas: «Dobbiamo integrare con soldi nostri le rette dei migranti minorenni ospitati in strutture autorizzate: i 45 euro che ci passa lo Stato non bastano».. Mobilitazione. Pronto a scendere in piazza il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Perché, ha sottolineato, «non è una questione di immigrati clandestini ma di richiedenti asilo che hanno diritto alla libera circolazione». E se Paesi come Francia, Germania e Belgio hanno dimenticato le loro responsabilità coloniali in molti Paesi africani, ha proposto di ricordargliele «manifestando sotto le ambasciate». Deciso il vicesindado di Alghero Raimondo Caciotto: «Finora i flussi d’immigrazione sono stati gestiti in maniera pessima, dobbiamo respingere la logica dell’emergenza permanente». Fondi. Appelli all’uso di tutte le risorse Ue dal sindaco di San Vito Gabriella Meloni. Da Ussassai, Giannino Deplano, ha avvertito: «Nessuna disponibilità generica, solo accoglienza mirata». E se l’assessore di Sassari Grazia Manca ha appoggiato con decisione la linea Scano, il sindaco di Ozieri Leonardo Ladu ha invitato a guardare orizzonti lontanti: «Questi sbarchi sono un’occasione di arricchimento in un’isola che si spopola». Mentre l’assessore di Olbia Ivana Russu ha rammentato la distinzione tra esuli e immigrati invocato un protocollo condivisio tra le prefetture «contro caos e disorganizzazione». (ha collaborato Francesco G. Pinna)