Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

Sa genti depit papai: lo Stagno-mangiatoia dal 1982 al 2015

Fonte: web Cagliari Globalist
12 giugno 2015


La laguna: sfogo sociale e ferita aperta per 4 Comuni, una sconfitta storica della Regione Sardegna. [Veronica Matta]
 

di Veronica Matta

Occuparsi dello Stagno di Santa Gilla significa parlare della diatriba di competenze tra Regione, Provincia e i 4 Comuni interessati (Cagliari, Elmas, Assemini, Capoterra). Demanio marittimo dalla battigia allo specchio d'acqua, territorio comunale dalla battigia all'interno, la competenza sulla zona umida stagno è però tutta regionale. Dalla via "Le Chiuse" alla via del "Muraglione", tutti noi possiamo ammirare, dal tramonto all'alba, la bellezza naturale della laguna ed i suoi abitanti tra pescatori, zanzare, fenicotteri, germani, folaghe, anatre, gabbiani e corvi e rimanere meravigliati e basiti davanti a panchine, leggii indicativi vuoti e giochi per bambini, sparsi e fissati con una tale precarietà senza alcuna logica in mezzo alle sterpaglie, da generare immediata tristezza.

 

Davanti alla colata di cemento, alla constatazione del fallimento delle vasche dei gamberoni, fino alla "nascosta" discarica dei veleni, sembra di assistere più ad uno sfruttamento che non all'utilizzo di questo immenso patrimonio sul quale non sappiamo quale destino abbiano in serbo. Sappiamo però che la grossa responsabilità è regionale e che i Comuni interessati non hanno, fino ad oggi, brillato per aver attivato veri progetti di bonifica sulla zona costiera di loro interesse per liberarla da scarichi di amianto, ferro vecchio, batterie esauste, pneumatici ecc. .

Ferita aperta di 4 Comuni, questo oggi rappresenta Santa Gilla, a detta di qualcuno "lo stagno peggiore" della Sardegna. Uno "sfogo sociale" lo Stagno era e continua ad esserlo. "Sa genti depit papai", e così il diritto di pesca si scontra con il fenomeno della pesca abusiva che diventa concausa del degrado dello stagno e fisiologico di un malessere e di uno stato di povertà che cresce a dismisura. Tutto nasce dall'economia, tutto si risolve nell'economia, ma lo Stagno di Santa Gilla più che miracolo quale venne presentato tra l'85 e l'89, rappresenta una deficienza imprenditoriale indecente, la cui la responsabilità va ricercata tra chi negli anni ha gestito l'estesa area, dimostrando l'incapacità di sviluppare quel progetto di valorizzazione economica delle potenzialità produttive che nacque dalla pianificazione del risanamento dello Stagno di Santa Gilla. Lo Stagno, lo vedremo attraverso il riepilogo delle sue vicende più importanti, dalla soluzione degli scarichi industriali inquinanti di Macchiareddu del 1982 al progetto di valorizzazione da 120 miliardi di lire fino ai nostri giorni, rappresenta una sconfitta storica della Regione Sardegna la cui azione politica sconclusionata è il risultato di un'incapacità di analizzare il rapporto tra lo sforzo di pesca e la gestione delle risorse.

La concessione attuale scadrà nel 2020, le soluzioni ora sono due, o verrà concessa una proroga o si andrà a bando. Questa classe politica dove troverà i soldi per rimettere in funzione in modo rispettoso e produttivo lo Stagno? "Meno male che l'Europa non riconosce più la Sardegna come regione bisognosa da assistere", direbbe qualche liberista, perché fino ad oggi i finanziamenti utilizzati per lo stagno di Santa Gilla non sono certo stati capaci di produrre meraviglia negli occhi di chi lo guarda. Non è un giudizio ma una constatazione, chiunque andasse a visitare lo Stagno esclamerebbe in tal modo: "a bellu puntu!", a tutt'oggi non vediamo gamberi, spigole orate e altri prodotti ittici che nel 1985 sembravano cosa fatta. Non solo, i percorsi naturalistici sono invasi dalle discariche abusive e nello stagno si continua a praticare la pesca abusiva (che comunque è fonte di sostentamento per diverse famiglie). Il canottaggio è stato solo un sogno e la sensibilizzazione delle popolazioni con risvolti didattici, solo una delle tante dichiarazioni vuote.

Si assiste ad un ritorno alla pesca, il crescente abusivismo lo testimonia: i figli ritornano a fare il mestiere dei nonni presso lo stagno di Santa Gilla. Luogo a cui i 4 Comuni interessati, in particolar modo Assemini, sono legati da secoli, e da cui centinaia di pescatori e cacciatori ricavavano un reddito. La bellezza del paesaggio particolare riusciva a dare colore alla comunità asseminese, ma oggi lo Stagno rappresenta per essa "una sconfitta cruda e bruciante", dichiara l'ex Consigliere asseminese Gigi Garau. "Ad Assemini, la politica, incalza l'ex consigliere, da anni attento alle questioni ambientali, si è preoccupata di favorire i depositi attrezzi taroccati, piuttosto che attrezzare la laguna come fonte di reddito e di ricchezza ambientale. I signori del mattone hanno sacrificato tutto nel nome del profitto a tutti i costi. In molti neanche sanno che lo Stagno di Santa Gilla ricade quasi totalmente nel territorio comunale di Assemini. E soprattutto i giovani, quando sentono parlare di pescatori Asseminesi, pensano ad una barzelletta".

Eppure solo qualche decennio fa, non era strano, nei pomeriggi d'autunno sentire l'urlo dei pescatori provenienti dallo stagno, scalzi, con in mano cesti di granchi ancora fumanti appena bolliti in enormi calderoni a bordo stagno...."A su cavunu! A su cavunu!".

È di pochi giorni fa la segnalazione della consigliera Irene Piras sullo stato in cui versa quello che ad Assemini viene chiamato il "Parco dei due fiumi" in cui gli arredi posti sono in preda ai vandali e tra le discariche. "Si possono posizionare arredi, giochi, pannelli, nel mezzo di discariche? Sotto i tralicci? In prossimità di passaggio del gas? Nel bel mezzo del pascolo? Si può non bonificare il territorio prima di tali attività? Si possono non verificare i lavori? Si può tacere tutto ciò? Ma soprattutto, chi sono i responsabili?".

Oltre la denuncia, la speranza che deve rimanere viva. Considerando le attuali condizioni socio economiche in cui versa l'area vasta di Cagliari, bisogna ripartire dallo Stagno di Santa Gilla, come base di risorsa occupazionale ed economica, innanzitutto, suggerisce Gigi Garau, "attraverso le scuole, i POC, lo studio e la conoscenza, sensibilizzando le generazioni ad vere un'attenzione quasi maniacale verso lo Stagno. I Comuni interessati, devono e dovranno collaborare in sinergia, elaborando un piano, facendo ognuno la propria parte in base alle proprie specifica capacità e in base al territorio interessato. Lo Stagno torni al centro della politica e delle amministrazioni dell'area vasta per un serio e responsabile sviluppo storico e ambientale del territorio. Che questo sia la svolta dell'Area vasta di Cagliari. Lo stagno non può rimanere una discarica. Lo Stagno deve rappresentare la Rinascita, la Sfida. Certamente non risolverà i problemi dell'economia sarda, ma potrà dare un segnale di discontinuità".

I progetti ci sono già, sono già stati scritti con le migliori intenzioni, ma al momento lo Stagno di Santa Gilla è il riepilogo del disfacimento della società e dell'economia dell'area vasta. La speranza è che i sardi possano dimostrare di saper fare anche qualcosa di buono. Ci vorrà tempo, ma piano piano, qualcosa si farà. Lo dobbiamo anche a chi ci ha creduto e preceduto.

 

Santa Gilla story: dal 1982 al 2015. Nessun miracolo, nessun risanamento, per alcuni un'oasi- mangiatoia

1982 Nell'ottobre del 1982, si mossero i primi passi verso l'uso dello stagno di Santa Gilla in seguito alla soluzione nell'area di Macchiareddu degli scarichi industriali inquinanti che fecero chiudere, per tanti anni, lo stagno alla pesca.

1984 Nel 1984, i costi di gestione del depuratore consortile, entrato in funzione nel febbraio del 1984, rappresentarono un grosso problema da gestire.

1985-1989 La cifra (tanto risulterà a fine dicembre del 1989) impegnata per i progetti di rivalutazione dell'area Santa Gilla e di realizzazione di moderni impianti di itticoltura e acquacoltura, era di 120 miliardi di lire: un allevamento controllato di gamberi, due valli da pesca, una zona attrezzata per la miticoltura, uno schiuditoio per le vongole; previsti anche i servizi, comprendenti un piccolo approdo accessibile dalla laguna, un'avannotteria per gamberi, spigole, orate, uno stabulario per la depurazione dei mitili, magazzini, un laboratorio idrobiologico e celle di refrigerazione. In tanti sperarono di realizzare un piccolo miracolo: disinquinamento totale, 300 posti di lavoro, itinerari turistici e perfino una grande industria della pesca. Nell'agosto del 1985 iniziarono i lavori, appaltati a tempo di record (pena la perdita dei finanziamenti) con l'impiego degli stessi pescatori di Santa Gilla per la loro esecuzione.

1988 Nel 1988, si prospettò l'idea di far sorgere un museo della laguna, un museo della città, a Sa Illetta. Furono tutti d'accordo, dalla Soprintendenza, al Comune di Cagliari, quindi alla stessa Regione. Più avanti si pensò anche alla nascita di un bacino olimpionico per il canottaggio e ancora, zone per la pesca sportiva, itinerari percorribili solo in bicicletta per raggiungere osservatori ornitologici. Alla fine del 1988, dopo tanti anni di lavori e di bonifiche, la fisionomia dello stagno risultava abbastanza modificata rispetto al passato: gli argini creati per difendere la laguna dall'aggressione dei liquami e dei rifiuti tossici, i canali artificiali per alimentare la Laguna con acqua salata, le zone utilizzate per isolare mercurio e piombo, ne modificarono l'aspetto e ridussero la superficie a circa un terzo dell'area censita negli anni '20 (1500 ettari). La regione in quegli anni predispose dei corsi regionali di qualificazione professionale. La cooperativa "La peschereccia" di Cagliari raggruppava circa il 90% dei pescatori di Santa Gilla.

1990 All'inizio del 1990 sembra tutto pronto per la ripresa dell'attività ittica nello stagno, dopo un confronto serrato con la Regione, l'allora Assessore regionale all'ambiente il socialista Emilio Casula firmerà il protocollo d'intesa che trasformava la cooperativa in ente gestore, una vera e propria azienda guidata e gestita da manager con una struttura gestita con modi imprenditoriali.

1992 Nel 1992 risulteranno ancora incompiuti i lavori di bonifica, l'idea di dare occupazione a oltre 250 persone (tra pescatori, vigilanti, tecnici, biologi, chimici e persino cuochi) restava ancora sulla carta. La tensione tra pescatori e Regione cresceva, tanto che a Marzo i soci de "la Peschereccia", guidati dallo storico presidente Antonio Arrais, occuparono la Laguna, proclamando una presa di posizione che non sarebbe stata modificata se alle solite promesse della Regione non fossero stati seguiti fatti concreti.

1994 Nel 1994 l 'affidamento della gestione dello Stagno dell'allora Assessore regionale all'ambiente Emanuele Sanna del PCI alla cooperativa "La Peschereccia" con conseguente protesta delle cooperative escluse e dei pescatori Asseminesi. Il 23 Agosto 1994, dopo tanti anni, Santa Gilla inaugurò e riaprì ufficialmente alla pesca. Scoppiò una vera e propria guerra tra gli operatori della pesca per lo sfruttamento dello stagno, tant'è che dopo un anno dall'inaugurazione, "La Peschereccia" fu costretta a raggiungere un accordo con la Consarpesca per evitare guerre fratricide e concentrarsi entrambi nella lotta contro gli abusivi.

1995 Nel 1995 la rappresentativa dichiarazione di Tonino Arrais sull'Unione sarda: "in quale altra città ci si può permettere di spendere tanti soldi per bonificare uno specchio d'acqua così grande e poi dimenticarsi di aprirlo?" . E ancora "non sono ancora terminati i lavori per la peschiera, lo schiuditoio per le arselle e lo stabulario, gli impianti per la gambericoltura sono ancora fermi allo stadio larvale, uno schizzo e niente più".

1996 Nel 1996 la proposta dei pescatori di una gestione consortile cercando di coinvolgere nella gestione, Comune e Provincia, tuttavia dalla RAS nessun segnale di riscontro, una promessa ormai solita: la fine dei lavori entro il 1996. In quello stesso anno, venne approvato dalla Commissione della Comunità Europea il Progetto Life Natura, che proponeva un nuovo modello di sviluppo ambientale per la Laguna di Santa Gilla, senza edificare nessuna opera di rilievo e rispettando l'elevato interesse naturalistico del sito; esso richiedeva un'interazione continua tra le Amministrazioni Comunali di Cagliari, Elmas, Assemini e Capoterra, un Comitato Tecnico Scientifico, formato da ingegneri, biologi, zoologi e geologi ed il Consorzio Ittico Santa Gilla, come soggetto attuatore;

1998 Nel 1998 lo Stagno di Cagliari venne inserito nel Programma Integrato d'Area (P.I.A.) "6 Sud - Santa Gilla" finanziato da investimenti pubblici e privati e finalizzato allo sviluppo locale promosso dalla Provincia di Cagliari con la collaborazione della Regione Autonoma della Sardegna, dei Comuni di Cagliari, Assemini, Capoterra, Elmas, del C.A.S.I.C., delle Società Cooperative "La Peschereccia" e "Consarpesca", della "Compagnia Opere Civili", della Società "Zani Acentro" e del Consorzio Ittico Santa Gilla. L'obiettivo era la realizzazione di azioni per il risanamento e la bonifica; la valorizzazione del Villaggio pescatori di Giorgino, de La Scafa e della Quarta Regia; azioni Life Natura '96; investimenti produttivi riguardanti produzioni ittiche; due turbine eoliche che consentissero l'apporto di energia elettrica in Laguna; la soglia sfiorante nei pressi delle foci del Flumini Mannu e del Rio Cixerri; impianti ed opere funzionali per la gambericoltura, per l'avannotteria e per l'arsellicoltura; gabbie a mare, barriera costiera, mitilicoltura e vermi saltarello; etc.

2006-2007 Gli interventi e i lavori si protrassero fino al 2006-2007.

2005 Dal 2005 ad oggi lo Stagno di Santa Gilla è stato totalmente dimenticato, dalla Regione, dal Comune e da tutti i soggetti interessati. A dimostrarlo è lo stato in cui versano le coste ed i corsi d'acqua. Le opere in stato di abbandono. Lo stabulario che è stato riaperto pochi giorni or sono, dopo quasi un anno di chiusura, ai proclami ed alle ambizioni di LIFE-NATURA, è seguito il nulla. Progetti, studi, parcelle per creare il nulla.