SARDEGNA. Lieve crescita dell'occupazione, ma il Pil appare ancora in calo
Luci e ombre nel rapporto di Bankitalia per il 2014 Un giovane laureato su quattro preferisce andarsene, il Pil diminuisce di quasi due punti percentuali (-1,8%), cala il lavoro maschile, la disoccupazione giovanile raggiunge il 37% (+2%). E gli investimenti fissi diminuiscono dell'11,8%. Però dopo lunghi anni di stagnazione cresce l'occupazione, +0,3%, e settori come agroalimentare, industria e turismo confermano di essere in espansione. Nel nuovo Rapporto della Banca d'Italia sull'economia della Sardegna nel 2014, presentato ieri a Cagliari, ci sono luci e ombre.
PRUDENZA La recessione ormai sembra alle spalle, l'economia isolana mostra timidi segnali che inducono all'ottimismo, ma non è ancora il tempo di abbassare la guardia. «Non possiamo ancora parlare di ripresa», afferma Luigi Bettoni, direttore della sede regionale di Bankitalia, «però stiamo affrontando una fase nuova. Dopo anni di pesante crisi e flessione dell'occupazione, nel 2014 la situazione è leggermente migliorata, soprattutto nella seconda parte dell'anno».
Il dato più significativo del Rapporto è proprio quello sull'occupazione: 2.000 nuovi posti di lavoro rappresentano il segno che sta finendo la lunga fase negativa che ha investito il mondo del lavoro. Se è vero che di questo miglior risultato sono soprattutto le donne a beneficiare (il lavoro femminile è cresciuto dell'1%), gli uomini invece sono alle prese con un prolungamento della fase negativa (-0,2%).
Ancora una volta, a pagare il prezzo più alto sono i giovani: il tasso di disoccupazione tra coloro che hanno un'età compresa tra i 15 e i 34 anni, nel 2014, è salito al 37%, due punti in più rispetto al 2013. Resta inoltre una realtà occupazionale che testimonia un aumento del numero dei giovani sardi che abbandonano non solo il territorio isolano, ma anche l'Italia, alla ricerca di un lavoro. Giovani laureati e specializzati: 1 su 4 ha deciso di andarsene. Si tratta di persone che, secondo le analisi di Bankitalia, non vedono adeguatamente riconosciute le proprie competenze dal sistema imprenditoriale isolano e, di conseguenza, preferiscono le opportunità offerte da Paesi che sono più attenti alle qualità professionali.
SETTORI IN SALUTE Segnali incoraggianti arrivano, invece, dall'agroalimentare e dal turismo. Sono soprattutto questi settori a trainare l'economia. L'agroalimentare, in crescita da tre anni, si è sviluppato soprattutto grazie all'export che ha fatto segnare un +2,2%. Bene anche il turismo che, secondo Bankitalia, ha registrato un aumento delle presenze (+5,6%), in maggior parte dovuto agli stranieri, e degli arrivi (+8,9%).
Segno più anche per l'industria, le costruzioni (attenuato il calo delle compravendite degli immobili, cresciute le opere pubbliche), il traffico passeggeri, che registra un +3,5% tra porti e aeroporti. Di fronte a questi dati positivi, il giudizio del direttore della sede cagliaritana di Bankitalia resta comunque cauto, sia per il contesto generale sia per i problemi strutturali dell'economia e delle imprese isolane: «Per una crescita reale occorre che anche le imprese facciano la loro parte», spiega Bettoni. «Per un lungo periodo hanno badato ad agire più sul contenimento dei costi che su investimenti e innovazione. Se ripartono gli investimenti, riparte anche la crescita».
PRESSIONE FISCALE Il Rapporto evidenzia, inoltre, che i sardi pagano un po' meno per le imposte locali rispetto alla media delle altre regioni. Una famiglia tipo (due lavoratori dipendenti con due figli a carico) ha versato nel 2014 tasse per 1.600 euro, pari al 3,8% del reddito imponibile, cifra che è di circa il 15% inferiore a quella pagata nelle altre regioni. Non sono emersi segnali di miglioramento nelle condizioni di offerta del credito: i prestiti bancari sono diminuiti del 2,5% (dopo il calo del 3,5 nel 2013).
Le famiglie hanno visto diminuire il volume dei prestiti, -1,7% (-2,5% nel 2013), e così le imprese: in questo caso il calo è del 3% (con particolare riferimento negativo per le costruzioni). È invece aumentato, e non è una buona notizia, il rapporto tra nuove sofferenze e prestiti, salito al 4% mentre dal 3,5 del 2013. Questo dato testimonia la grande difficoltà per molte famiglie sarde: nel 2014, infatti, praticamente una su quattro, il 24%, si è trovata in una situazione in cui nessun componente aveva un lavoro, e anche quelle che lo hanno avuto hanno dovuto fare i conti con una diminuzione generalizzata dei redditi (-10,4% tra il 2007 e il 2012).
Mauro Madeddu