L'assessore: il quartiere è ormai un'isola del cibo, indietro non si torna
Alla Marina l'ordinanza anti-incivili del sindaco comincia a dare i primi frutti: «Abbiamo fatto dei normali controlli durante la settimana - fa sapere Mario Delogu, comandante della polizia municipale - e abbiamo sorpreso alcune persone a spasso con le bottiglie. Sono stati sanzionati». Nessuna ricaduta per i locali: «Tutte le persone sanzionate hanno dichiarato di essersi portati la bottiglia da casa».
Nello scorso fine settimana, la presenza di forze dell'ordine nel quartiere non è stata incrementata. Lo sarà a breve, però. Lo annuncia l'assessore alle Attività produttive, Barbara Argiolas: «L'anno scorso l'ordinanza (che allora fu varata dal prefetto, ndr) ha funzionato da deterrente. Quest'anno è stata riadottata, anche in accordo con le associazioni di categoria. È prevista un'intensificazione delle attività di controllo da parte di tutte le forze dell'ordine».
C'è però un'ala dura di residenti cui l'ordinanza e i controlli annunciati non bastano: un gruppo ha annunciato che depositerà un nuovo ricorso al Tar. Marco Marini, portavoce della protesta, sostiene che la presenza di centinaia di tavolini all'aperto non sia compatibile con la tutela della sanità di chi vive nel quartiere. Sull'altro piatto della bilancia ci sono decine di aziende e centinaia di posti di lavoro. «Non credo che ci siano le condizioni per il ritiro delle licenze», sorride Barbara Argiolas: «Siamo disponibili a cercare un punto d'incontro tra le esigenze dei residenti e quelle del tessuto commerciale che nel quartiere si è sviluppato. Alla Marina, oggi, ci sono 40 ristoranti: è diventata un'isola del cibo nel cuore della città. Qualche giorno fa, ho accompagnato nel quartiere un gruppo di giornalisti svedesi che visitavano Cagliari: sono rimasti molto colpiti. Tornare indietro è improponibile. Verremo incontro alle richieste dei residenti - conclude l'assessore - intensificando i controlli e sanzionando i comportamenti che vanno contro le norme della convivenza civile e il decoro urbano: vivere gli spazi pubblici non significa accamparsi nelle piazze con bottiglie di birra e fare schiamazzi in piena notte».
Secondo il comitato “Rumore? No, grazie”, l'anno scorso l'ordinanza prefettizia, di cui quella adottata dal sindaco di recente ricalca i limiti, non è servita a impedire che di notte, in alcune vie, l'Arpas rilevasse rumori ben superiori al limite dei 50 decibel. La ridefinizione dei limiti di rumore resta una necessità urgente per stemperare le contrapposizioni fra residenti, gestori e avventori: «Il piano di zonizzazione acustica - fa sapere il presidente della commissione Servizi tecnologici, Fabrizio Marcello - è quasi pronto».
Marco Noce