Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La voce della protesta popolare resta ancora fuori dalla Regioneil voto nell’isola

Fonte: La Nuova Sardegna
3 giugno 2015

 

I movimenti, sono presenti in Consiglio, alle elezioni comunali hanno fatto sentire il loro peso
Nel 2014 il caso di “Sardegna Possibile” bloccata dallo sbarramento e l’errore tattico dei Cinque stelle

di Umberto Aime

CAGLIARI La voce della protesta è dappertutto ma non in Consiglio regionale. Nel 2014 è rimasta fuori dall’aula per colpa della legge elettorale, è troppo zeppa di paletti, e anche a causa dalla scelta mai capita abbastanza del Movimento Cinque Stelle di non scendere neanche in campo. Ma domenica, nelle amministrative, è stato chiaro che quella voce è ancora forte e in 18 mesi si è tutt’altro che ammutolita. Il risultato è che l’aula del Consiglio regionale sembra essere sempre più un mondo a parte rispetto al resto della Sardegna. Escluse poche sigle esordienti, il resto della platea di via Roma è vecchio stile. A dominare sono i partiti tradizionali: dal Pd a Forza Italia, da Sel ai Riformatori. Nella XV legislatura la grande novità poteva essere Sardegna possibile di Michela Murgia, ma lo sbarramento per le coalizioni (era il 10 per cento) è stato un ostacolo insormontabile per quella che, in quelle elezioni, era la sigla più lontana di altre dalla tradizione. Chissà poi perché Sardegna possibile è svanita nel nulla sia nelle successive amministrative di maggio sempre nel 2014. Anche domenica il gruppo della scrittrice è rimasto fermo seppure qualche candidato del gruppo madre, Progres, era presente in diverse liste civiche fino all’exploit di Manuela Pintus, eletta sindaco ad Arborea. Un’altra new entry, in Consiglio regionale, poteva essere a suo tempo il Movimento Cinque Stelle, che reduce dal trionfo alle politiche del 2013 e dopo la vittoria alle comunali di Assemini, avrebbe potuto mettere paura ai partiti vecchio stile. Si sa come poi è andata a finire quella storia: troppe divisioni interne, chissà se dovute solo alla troppa euforia, e infine la decisione inappellabile di Beppe Grillo, col simbolo ufficiale negato a tutti i vari gruppetti. Alle europee dell’anno scorso, a maggio, però era stato chiaro che i grillini non avevano pagato dazio per quel passaggio a vuoto pochi mesi prima, alle regionali. Tanto da eleggere uno dei tre eurodeputati sardi e anche quella era stata un’altra prova di forza. Sta di fatto che il Movimento si è rifatto vivo alle amministrative per lasciare il segno e giocarsi la possibilità di eleggere un secondo sindaco, parteciperà al ballottaggio di Porto Torres. Però continuano a pagare l’errore strategico commesso alle regionali del 2014 e così la voce della protesta potrà essere dappertutto ma non nell’aula del Consiglio. In molti sostengono che proprio l’assenza dei movimenti rischi di pesare soprattutto su chi c’è. Perché ogni elezione, e l’anno prossimo al voto andrà anche Cagliari, rischia di diventare un test importante per chi governa o è all’opposizione. Anche domenica è stato così con i partiti tradizionali che sono usciti malconci dalla sfida.