Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Scusi, ce l'ha un euro»?

Fonte: L'Unione Sarda
3 giugno 2015


TEMPI DI CRISI. Nelle strade del centro uomini e donne chiedono l'elemosina

 

I nuovi poveri costretti a mendicare per sopravvivere

 



T-shirt rossa e modi garbati: «Le interessa un iPhone? È il penultimo modello». La trattativa - stroncata in mezzo minuto - avviene di prima mattina, sotto i portici di una via Roma ancora semideserta. Il potenziale venditore è un giovane ben vestito e dall'aria timida. «Mi può dare almeno qualche soldo per comprarmi un panino?», ripiega dopo l'affare mancato. Il racconto della sua storia arriva subito dopo: «Mi chiamo Marco, il cognome non glielo dico. Sono di Cagliari, non trovo lavoro e dormo per strada». Un concentrato di disperazione racchiuso in poche parole. «Ho 38 anni e la licenza media. Sarei pronto anche a lavare le scale, essere costretti a chiedere non è bello».
Mezz'ora dopo le 11, in via Manno, un signore sulla sessantina con indosso una giacca più grande di almeno due taglie, passeggia col capo chino. Lo annuncia la nota muschiata dell'acqua di colonia. «Sono separato dal 2001 e ho un figlio che sino a poco tempo fa non voleva avere nulla a che fare con me». Posa gli occhi sull'asfalto, rallentando appena il passo. «Vado a mangiare alla Caritas, non ho alternative». Chi passa da quelle parti lo può incontrare quasi ogni mattina. Cordiale come un galantuomo d'altri tempi, sempre solo, con una velatura di tristezza, marchio a fuoco sul volto invecchiato anzitempo. «Sognavo una vita diversa», sussurra. Poi si allontana, confondendosi tra donne vestite di tutto punto e giovani con capi all'ultima moda.
È il contrasto di una vita che fa figli e figliastri, in una città dove tutti vanno troppo di fretta per accorgersi di gente come Marco e Mario. Poveri insospettabili, all'apparenza. Si aggiungono ai senzatetto tradizionali che da tempo si spartiscono le zone di maggior passaggio. Nel Largo, accanto alla chiesa di Sant'Agostino, c'è Emanuele col suo accento indefinibile. «Sono di Carbonia», spiega tenendo sotto controllo il cappellino per le offerte. «Facevo il bagnino, ad Alghero, ora dormo per strada». Sistema meglio il berretto a righe, accarezza il pizzetto brizzolato. «Cosa sogno? Niente, senza lavoro non c'è futuro. Giusto il tempo di svoltare in via Roma ed ecco comparire Contantin Irodiea: è un nuovo arrivato in città, insieme al suo flauto color crema. «Sono spagnolo, sono sbarcato tre giorni fa», spiega,«non trovo lavoro, vado in giro per il mondo a chiedere l'elemosina. Ormai conosco alla perfezione quasi tutti i marciapiedi delle principali città europee».
Qualche passo avanti, in direzione del Consiglio regionale, e arriva una richiesta che sa più d'imposizione. «Mi dai due euro?», intima una donna bionda di bassa statura. «Sono di Is Mirrionis, vivo con mia madre». Il metro quadro poco prima del fast food di via Crispi è territorio di Antonio Arrus, 53 anni, nato a San Giovanni Suergiu e residente a Villasor. Non chiede niente, aspetta che i passanti s'accorgano di lui e dei suoi braccialetti di plastica. Nel frattempo cerca di schivare le occhiatacce della gente. «I benestanti mi guardano con disprezzo ma non importa, faccio finta di niente», dice sorreggendosi alla stampella. «Ho due figli, mia moglie è invalida e anche io lo sono. Nell'81 ho avuto un incidente e sono rimasto sei mesi in coma. Da allora chiedo l'elemosina».
Cagliari è anche questa.
Sara Marci


Il Comune dà assistenza a 2.400 famiglie

 


«Le richieste di contributi per bisogni primari sono aumento, così come la domanda di pasti alla Caritas»: dice l'assessore ai Servizai sociali Luigi Minerba. «Attualmente assistiamo con i contributi duemila e quattrocento famiglie, in prevalenza dei quartieri da sempre più disagiati. Più gli altri interventi di diversa natura che l'amministrazione mette in campo», sottolinea.
«Ai poveri tradizionali si affiancano nuove tipologie: famiglie con minori e lavoratori precari. Oltre ai nuovi disoccupati e ai padri separati. Il ventaglio di chi si rivolge ai Servizi sociali si allarga sempre più, purtroppo riuscire ad aiutare tutti non è possibile», ammette.
«Certo non ci aiuta l'attesa del bando regionale per le povertà estreme», ma nel frattempo si guarda altrove. «Qualche giorno fa abbiamo tenuto un tavolo tematico con diverse associazioni per cercare nuove strade che ci consentano di combattere il disagio crescente».
Sa. Ma.