Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un voto in nome delle madri Con i fedeli in cammino verso la chiesetta di Giorgino

Fonte: L'Unione Sarda
4 maggio 2015


 



Quest'anno, come molti anni ormai, ci si è divisi: quelli che chiacchierano e quelli che portano nel loro cuore, in questo cammino dalla chiesetta di Stampace fino a Giorgino, un pensiero, una speranza, una promessa: un voto da sciogliere o uno da sigillare con la ceralacca del sentimento più forte che un essere umano può provare. No, non l'odio. L'amore.
Dopo che il cocchio ha percorso la città, trainato dai due possenti buoi, due bestie dai nomi sempre buffi (No D'Acquistasa e Chi Sighisi Aicci) come se la sacralità del cammino richiedesse la necessità di essere anticipata da un sorriso, dopo la piccola pausa alla Semoleria, pochi minuti prima delle 14, è iniziato il pellegrinaggio.
Il cammino si fa sotto la guida di quella statua, che tutti precede, a cui in tanti hanno affidato ogni miraggio, a cui devono (che ci crediate o no) la presenza qui ancora una volta quando invece solo pochi mesi fa tutto sembrava perduto.
Ma ci si è divisi, appunto. Quelli attaccati al telefonino che barattavano il costo di un trivano a Genneruxi.
- No, Tonello, io non se li do tutti quei soldi perché non se li vale.
E quelli che domandandosi perché, Santissimo Canale della Scafa , gente così sia qui, quasi a profanare un rito, hanno rivolto al cielo le loro preghiere e i loro canti. Oppure mestamente hanno snocciolato nei pensieri una prece per se stessi, amici, parenti, figli, nipoti. Madri.
Quest'anno, in molti hanno fatto la strada di Sant'Efisio con l'animo rivolto a chi, prima ancora di generarci, ci ha pensato. Noi frutto di quella volontà materna di mettere un figlio al mondo, crescerlo, educarlo, coccolarlo, strigliarlo. Donne severe che ci hanno incoraggiato, a volte avvilito, amati e qualche volta delusi. Ragazze impaurite quando si sono trovate per la prima volta fra le braccia quella nuova vita.  E ora? Ora che farò? Sarò in grado? E quelle già mature, certe che Non sarà facile ma comunque ne varrà ogni pena .
Poi la vita procede e i ruoli si ribaltano. Le madri invecchiano, traballano, perdono le certezze, le forze e via via la salute. Così, tocca ai figli accoglierle fra le loro braccia. Spesso le madri scelgono le figlie, o forse sono le figlie a farsi scegliere, in questo passaggio di testimone, in questo naturale scambio. Il ramo robusto che sorregge quello rinsecchito (facile a spezzarsi), curvo e poco rigoglioso.
E mentre s'intona l'Ave Maria, mentre il ponte è ormai alle spalle, i pennacchi dei carabinieri vibrano al vento, basta guardarsi intorno, basta cercare, e trovi le figlie. Quella che con un ombrellino porge rinfresco (e in questo primo maggio ce n'era proprio bisogno) a una vecchia dura e testarda che indossando le scarpe da ginnastica ultima moda (regalate dai nipoti) vuole trottare al passo degli altri, anche se è storta e tremolante.
Il pensiero personale va a Caterina che da mesi ogni notte al quarto piano dell'ospedale Brotzu compie lo stesso rito. Apre la sedia sdraio e veglia quell'anziana madre che la malattia umilia ogni giorno ma non nella bellezza del profilo, non nella dolcezza dello sguardo.
Pensi a Nina che quello stesso reparto ha lasciato solo 48 ore fa, il morale a pezzi, una nuova terapia davanti. Ha 84 anni e teme che la strada ormai in discesa sarà, invece, irta d'incertezze e carica di paure. La immagini mentre guarda la televisione e si emoziona quando vede i colori delle ragazze di Desulo.
Le preghiere vanno a Caterinella e alla madre lontana. Chilometri e chilometri per andare ogni settimana a trovarla dall'altra parte dell'Isola, ferie da sacrificare per poterle dire: Ci sono io, non avere paura, ci sono io, anche se la tua vita un poco cambierà, anche se dovrai sacrificare la tua indipendenza per la tua sicurezza. Anche se dovrai abituarti alla presenza di una signora che possa essere lì a reggere ogni tua debolezza. Tu, mammì, non aver paura. Ci sono io.
Il Santo Martire è al Villaggio Pescatori, la teca si apre per far posto ai fiori, agli ex voto. Villa Ballero è ormai all'orizzonte, prima tappa di questo lungo cammino.
Alle 15,10 la campanella suonerà. Ci sarà il cambio di cocchio. E poi via altri tre giorni, con la speranza che se non arriverà il miracolo almeno giunga la forza per affrontare serenamente anche i mari più tempestosi.
Francesco Abate