Ieri a Cagliari il primo dei due concerti del rocker emiliano
Un mix ben congegnato di vecchi successi e nuovi brani
di Stefano Ambu
CAGLIARI Lambrusco e pop corn, Emilia e Usa, melodia e chitarre. La formula è sempre quella. Vale per Ligabue. E vale per Vasco: sono solo loro quelli che continuano a viaggiare in prima. E a riempire stadi e arene. Gli immortali. Gli highlander. Chi più di loro in Italia? Per Ligabue a Cagliari doppia festa. E doppio pienone. Ieri, con il concerto che iniziava alle 21 e i cancelli che aprivano alle 16, c'era gente che si è appostata all'Arena Sant'Elia dalle 9. Stanchi morti, prima accaldati e poi infreddoliti. E infine resuscitati quando Liga sale sul palco. Luci rosse. E poi via, comincia il luna park. Sale un'ovazione. È “Il sale della terra”. Sono le 21 in punto. E Ligabue, i dodicimila sotto il palco, ce li ha già in mano. Ci sono tutti. C'è la parlamentare. C'è il ragazzino che non era ancora nato quando Liga ha iniziato. E c'è chi nel 1990 aveva trent'anni e ora ne ha cinquantacinque. Sembra scontato, ma è così: generazioni che si incontrano, unite dai suoi testi cantati a squarciagola dai ragazzini. E magari appena accennati dai più grandicelli. E lui ha una scaletta che le accontenta tutte, le generazioni. “Questa è la mia vita”, e sono vecchie storie che diventano nuove emozioni. Lui, capelli corti un po' a spazzola, jeans, maglietta nera, e giacca anche quella nera, guarda tutti e tiene sotto controllo fans e musicisti. Poi è già tempo di un salto triplo all'anno 1990 con la storia dell'uomo prigioniero della tipa che ha appena portato a letto. E che a un certo punto dice parole strane e tira fuori la pistola. Naturalmente è “Bambolina” e “Barracuda”. Ed è tempo di primi saluti. «Non so quanti di voi ho incontrato. E mi hanno detto Ajò Luciano, tu vieni troppo poco qui». E lo dice cercando di imitare un po’ l’accento sardo. Un’altalena di ballate e ritmi lenti con la doppietta “Voglio volere” e “Eri bellissima” a placare gli animi e a far sognare. E poi l'accelerazione di “I ragazzi sono in giro”, altro pezzo cult della prima produzione. Inizio quasi dance. E sotto il palco si salta. E poi ancora giù con “Ti sento”, una specie di coltello che gira e rigira nel cuore, tutta sentimenti e nostalgia. Poi classiconi come “Urlando contro il cielo”, “Balliamo”, “Certe notti”.E ci sono anche i pezzi nuovi come “Il muro del suono”, con un inizio noise stile Sonic Youth, ma che dopo venti secondi diventa pura “Ligabue song” al cento per cento. Pezzi anche nuovissimi come “C'è sempre una canzone”, inedita. Con il testo che scorre in fondo al palco. Oggi il bis, un'altra ondata da dodicimila persona per un totale di 24mila in due giorni. Poi relax: nella sua amata Capo Spartivento?