CLASSICA. Programma denso e impegnativo, ma la stagione fatica a decollare
A nulla è valsa, evidentemente, una serata dedicata a Giacomo Puccini, uno degli autori d'opera più amati dal pubblico, da sempre. A colpo d'occhio nella platea cagliaritana del Lirico è parso prevalere, ancora una volta, il colore rosso intenso, quello delle tante poltroncine vuote.
Malgrado ciò, va riconosciuto il grande impegno delle masse artistiche del nostro Teatro. Interpreti convincenti dell'impegnativo e denso programma, in modo particolare nella prima parte, eseguito per il sesto appuntamento con la Stagione concertistica 2015, venerdì 10 aprile. La compagine orchestrale, condotta dal gesto chiaro ed esperto di Fabrizio Maria Carminati, ha evidenziato le proprie potenzialità tecniche ed espressive e ribadito così la necessità di una guida che garantisca performance adeguate ed auspicabile crescita. La carrellata di composizioni del genio toscano ha riguardato la produzione strumentale, operistica e sacra. Ad aprire la serata due brani strumentali risalenti agli anni di studio dell'autore in Conservatorio a Milano. L'esecuzione del primo, il Capriccio sinfonico, ha messo in risalto precisione ed una buona resa d'insieme. Una cura delle dinamiche tale da evidenziare i frequenti cambi di colore, così come i momenti di maggiore pathos ed intensità di cui la raffinata scrittura pucciniana si rivela ricca. Pagine, quelle del Capriccio, composto nel 1883 ed eseguito per la prima volta a Milano, nel luglio del medesimo anno, al Regio Conservatorio di Musica, in cui emerge il tema iniziale dell'opera Bohème, secondo la consuetudine del compositore di riutilizzare temi delle opere giovanili. Anche il Preludio sinfonico in la maggiore e Crisantemi, elegia per orchestra d'archi hanno contribuito ad evidenziato gusto e sensibilità interpretativa. Degno di nota il solo del primo violoncello nell'Intermezzo da Suor Angelica, così come quello della prima viola nel celebre e suggestivo Coro a bocca chiusa dal II atto dell'opera Madama Butterfly. Meno brillante la seconda parte del programma. Nella Messa a quattro voci per soli, coro e orchestra, opera tra le meno note ed ispirate dell'autore lucchese, infatti, il carattere meditativo è stato talvolta compromesso da scelte agogiche estreme. Così come sono emerse imprecisioni d'insieme e d'intonazione, ed è mancato un adeguato impasto delle voci.
Luisa Sclocchis