Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Paillote farà ricorso

Fonte: L'Unione Sarda
17 marzo 2015

LA BATTAGLIA. «Noi offriamo servizi ai cittadini e garantiamo posti di lavoro»

Merella contro la demolizione richiesta dal Comune

«Siamo pronti a ogni tipo di ricorso, nel frattempo continuiamo a lavorare per mantenere i posti di lavori e garantire i servizi». La Paillote deve essere demolita ma Fabrizio Merella non vuole mollare la presa ed è pronto a lottare. «Anche con pioggia e vento sono venuti i clienti affezionati. La Pailote non è della famiglia Merella, è di proprietà di tutti - spiega - è un'attività commerciale ma, prima di tutto, è un servizio offerto alla cittadinanza che noi curiamo e facciamo trovare pronto, qui abbiamo anche gli unici servizi igienici di tutta la zona».
Dopo oltre quarant'anni passati di fronte al faro di Sant'Elia Fabrizio Merella conosce bene la zona e la storia di quell'angolo di costa cagliaritana. «Siamo arrivati qui nel 1971, nel versante di Cala Fighera c'era la parte militare degli americani mentre qui c'era la parte pubblica con lo stabulario - racconta - nel punto dove è nata la Paillote c'era la discarica dello stabulario, qui scorreva l'acqua con i resti ed è andata così fino ai primi anni Novanta».
Poi è arrivata la chiusura dello stabulario e il degrado. «Fino al 2001 niente e nessuno si era più occupato di quell'angolo, l'interesse delle pubbliche amministrazioni parte solo da quando abbiamo ottenuto le prime autorizzazioni: in 14 anni sono stati tanti i tentativi di demolizione». Ma la famiglia Merella, tra un ricorso e l'altro, ha tenuto duro portando l'attività a consolidarsi nel tempo. «La nostra è un'attività commerciale ma anche un intervento di riqualificazione ambientale che garantisce posti di lavoro - spiega Fabrizio Merella - difenderò la mia scelta di voler lavorare qui, sfruttando le grandi opportunità che la città ci offre. Ma ci hanno attaccato e non è facile resistere».
Gli abusi sono stati riscontrati e la richiesta di demolizione è arrivata dal Comune ma i titolari sono pronti ad affrontare l'ennesima battaglia legale. «Sotto il profilo delle autorizzazioni nel tempo abbiamo forzato un po' - ammette - sarebbe servita ancora qualche altra autorizzazione di tipo urbanistico ma, all'epoca, non c'erano il Puc e il Pul, ma solo il piano regolatore». Ma ora secondo il Comune la struttura non può essere messa a norma e deve essere demolita.
«Nell'atto viene specificato che la responsabilità degli abusi ricade anche sulla Capitaneria e sulla Regione, dopo la dismissione del 2008 - conclude Fabrizio Merella, sottolineando che proprio quel passaggio ha generato i principali problemi - le amministrazioni spesso non sono in grado di gestire beni dismessi e in questo caso si fa di tutto perché un angolo recuperato torni nel degrado».
Marcello Zasso