Rassegna Stampa

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Arrestato Incalza, dominus delle Grandi opere, testimonial della metro underground cagliaritana

Fonte: web cagliaripad.it
17 marzo 2015


 

 

Ennio Neri,
e.neri@cagliaripad.it

 

Una linea di metropolitana sotterranea per collegare Cagliari a Quartu, scavando sotto piazza Yenne, San Benedetto, Pirri, Monserrato, Selargius e Quartucciu. Un’opera faraonica: 500 milioni di euro. Grande opera stroncata dai tecnici della facoltà di Ingegneria cittadina, ma promossa (era il 2008) dal Ctm e dall’ex sindaco Floris che chiamarono chiamò come testimonial dell’opera per un convegno a Cagliari Ercole Incalza, allora consulente dell’ex ministro dei Trasporti Lunardi e oggi dominus delle Grandi opere, arrestato dalla Procura di Firenze nell’ambito di una mega inchiesta su tangenti e appalti in tutta Italia.

Il convegno si svolse il 29 aprile nella facoltà cagliaritana di Ingegneria. L’ex presidente del Ctm Corona, illustrò il progetto da 496 milioni di euro: un tracciato di 13 chilometri, completamente in galleria, da piazza Matteotti, a Cagliari, a via Fiume, a Quartu, passando per Pirri, Monserrato, Selargius e Quartucciu, tecnologia automatizzata e velocità di 35 chilometri all'ora. Più di qualcuno storse il naso davanti alla somma giudicata eccessiva e irraggiungibile.

Ma Incalza rassicurò tutti. «Una grossa parte delle risorse per realizzare la metropolitana sotterranea», disse il supermanager secondo quanto scrisse Matteo Vercelli dell’Unione sarda il 30 aprile 2008, «potrebbero essere recuperate dal Cipe già a giugno 2008. Basta non perdere tempo come capitato in passato: il ritardo di questi ultimi sei anni e l'assenza di un'offerta di trasporto metropolitano organico è già costato, in termini di diseconomie, 180 milioni di euro alla città». Per Incalza Cagliari aveva i numeri e le carte in regola per avere una metropolitana sotterranea: «Una previsione in difetto di tredicimila passeggeri al giorno sono sufficienti per far funzionare al meglio un sistema di trasporto come questo Spesso», concluse Incalza, «parlare di dati e numeri non serve a molto. Bisogna anche agire».

E oggi, affossata per sempre l’underground cittadina, Incalza è nei guai. È tra i quattro arrestati nell’ambito un una maxi operazione dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Firenze. Il "modus operandi criminale" delle persone arrestate nell'inchiesta "Sistema" della procura toscana e del Ros sarebbe fondato, sottolineano gli investigatori, sui "reciproci rapporti di interesse illecito" tra gli indagati, tutti accusati di concorso in tentata corruzione per induzione, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e altri reati contro la Pubblica amministrazione.

In particolare, secondo l'accusa, le società consortili aggiudicatarie degli appalti delle Grandi Opere sarebbero state indotte da Ercole Incalza - capo della struttura di missione presso il ministero delle Infrastrutture, competente sulle Grandi opere - a conferire all'imprenditore Stefano Perotti, o a professionisti e società a lui riconducibili, incarichi di progettazione e direzione di lavori "garantendo di fatto il superamento degli ostacoli burocratico-amministrativi"; Perotti, quale contropartita, avrebbe assicurato l'affidamento di incarichi di consulenza o tecnici a soggetti indicati dallo stesso Incalza peraltro destinatario anch'egli di incarichi "lautamente retribuiti" conferiti dalla Green Field System srl, una società affidataria di direzioni lavori).

Per la cronaca l’underground verrà bocciata definitivamente nel 2011 da Michele Caredda dell’Ustif (l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi regionale, organo periferico ministeriale) sardo.

L’organismo che autorizza gli interventi regionali in materia di impianti fissi, annunciò la contrarietà alla «metropolitana sotterranea», anche se già qualche mese prima, l’opera aveva trovato al forum dei sindaci dell’area vasta un ostacolo insuperabile. I primi cittadini dell’hinterland favorevoli alla metroleggera, contrario solo Emilio Floris, deciso a puntare sull’underground.

Solo a pochi mesi dalla scadenza del mandato l’ex sindaco fece retromarcia, disse sì alla metroleggera e rimandò ad ulteriori verifiche di fattibilità tecnica ed economica l’underground, spingendola così di fatto (tenuto conto delle difficoltà legate al reperimento dei fondi) verso l’archiviazione definitiva. Zedda orienterà poi l’interesse dell’amministrazione cagliaritana unicamente verso la metro leggera.