Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Province addio Tutte commissariate

Fonte: La Nuova Sardegna
11 marzo 2015
In Consiglio passa la leggina. Via i presidenti a Nuoro, Sassari e Oristano

di Alfredo Franchini

CAGLIARI Le mille vite delle Province sono tutte finite. Con una leggina, il Consiglio regionale ha disposto il commissariamento delle tre storiche, (Sassari, Nuoro e Oristano) e nel giro di un mese decadranno anche i funzionari pubblici che in questo momento guidano gli enti a Cagliari, in Ogliastra, nel Medio Campidano, in Gallura e nel Sulcis. C’era pieno accordo tra maggioranza e opposizione e la proposta di legge aveva come primi firmatari i capigruppo di Pd e Forza Italia, Pietro Cocco e Pietro Pittalis. Alternative. I tempi erano diventati stretti perché se non ci fosse stato il commissariamento, il presidente Pigliaru avrebbe dovuto indire i comizi elettorali e le Province sarebbero rimaste in vita per altri cinque anni. «Non c’erano alternative», ha spiegato l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu. A complicare le cose era intervenuta la legge Delrio secondo la quale entro l’otto aprile di quest’anno le regioni a Statuto speciale avrebbero dovuto adeguare il proprio ordinamento interno. I tempi erano strettissimi e siccome i comizi elettorali devono essere convocati 55 giorni prima del voto, la legge di ieri è stata portata in aula con la procedura d’urgenza. Commissione. La riforma degli enti locali proprio ieri ha incominciato l’iter nella Commissione Autonomia. È previsto un sistema elettorale degli organi delle Province di «secondo grado». Significa che il presidente della Provincia e il consiglio provinciale saranno eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali facenti parte della provincia, entro trenta giorni dall’elezione dei sindaci. Autonomia. Tutti d’accordo ma con qualche differenza perché Angelo Carta (Psd’Az) e Oscar Cherchi (Fi), hanno sollevato il problema dell’autonomia rispetto alla legge Delrio. «Il commissariamento maschera l’inefficienza del Consiglio regionale che non è riuscito ancora a legiferare», ha detto Carta, «e allora l’alternativa è procedere alle elezioni dei quattro consigli provinciali. Non sarebbe nessuna tragedia». Per Oscar Cherchi non ci sarebbe stata alcuna fretta di legiferare: «Siamo una regione speciale e allora qual è la fretta di rispondere a una norma nazionale? Il presidente Pigliaru dovrebbe sfidare il governo nazionale convocando i comizi elettorali». La fretta c’era anche perché - come ha ricordato l’assessore Erriu - le sentenze della Corte costituzionale parlano chiaro: la durata in carica degli organi elettivi locali non possono subire un’abbreviazione del mandato. Se non fossero state evitate le elezioni, la vita delle Province si sarebbe allungata di cinque anni. Riformatori. Ipotesi respinta dai Riformatori sardi che sull’abolizione delle Province hanno impostato una durissima battaglia: «La legge approvata è il «minimo sindacale per evitare la beffa delle elezioni», spiega Michele Cossa, «poi il problema sarà quello di andare avanti con una riforma seria degli Enti locali». Il nodo da affrontare subito è quello dei servizi. «Non si tratta di segare i servizi per tenere in piedi le Province», dice Cossa, «serve ora una transizione che non penalizzi i cittadini». Soldi. Ci sono molti problemi pratici da risolvere come gli interventi su scuole e strade o il caso del Nuorese dove non è stato possibile utilizzare gli spazzaneve per mancanza di risorse. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia e Riforme, spiega: «Se nei prossimi mesi il Consiglio regionale non riuscirà a recuperare almeno 50 milioni di euro che mancano all'appello nei bilanci delle Province saranno a rischio il pagamento degli stipendi per il personale e i servizi». Questo perché gli enti provinciali hanno pagato in Sardegna tutte le parti negative della legge di stabilità e della riforma Delrio» Tagli. «Le normative nazionali hanno privato le province sarde di almeno 50 milioni all'interno del taglio di un miliardo», ha spiegato Francesco Agus, «con la norma di oggi saniamo il doppio binario che esiste tra Province commissariate e Province non commissariate in attesa delle riforma organica degli enti locali nell'isola». Referendum. Per Efisio Arbau, la legge approvata ieri è un atto di responsabilità: «Altro che chiamare i sardi a votare», sostiene l’esponente di Sardegna Vera, «i sardi hanno già votato a suo tempo per il superamento delle Province». (Anche il referendum fu fatto a suo tempo perché il Consiglio regionale non aveva legiferato). Storia. «Oggi abbiamo messo il primo tassello per dare avvio alla riforma delle Autonomie locali», commenta Cristiano Erriu. Finora nella storia italiana a ogni cambiamento importante del sistema politico è coincisa una riforma dei poteri locali: le trasformazioni dell’amministrazione dipendono dal tipo di rapporto che la politica intende instaurare con il proprio territorio. Ora almeno in Sardegna riprende la strada del decentramento: «Nuovi compiti. L’Osservatorio delle funzioni provinciali vuole assegnare ad altri Enti, in particolare ai Comuni e alle Unioni di Comuni, quelle funzioni oggi svolte dalle Province che non rientrano tra quelle fondamentali», spiega l’assessore Cristiano Erriu, «questo processo di riallocazione rappresenta il secondo fondamentale pilastro della nostra riforma».