Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Musica nel tempio aragonese

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2015


LA CITTÀ NASCOSTA. Dal battesimo del Seicento ai danni provocati dalle bombe del 1943

 

La chiesa di Monte Urpinu ospiterà rassegne d'arte e cultura

 



Novanta persone, non di più. La chiesetta aragonese di Monte Urpinu non può contenere un pubblico più numeroso. Dipinta di rosa come una reggia o un castello delle favole, svetta sulla sinistra in via Garavetti o mentre da via Pietro Leo si sale verso i campi da tennis. Ha un aspetto austero ma non anonimo: acquista importanza quando gruppi, associazioni o come in questo caso l'Amministrazione comunale e il Conservatorio “Pierluigi da Palestrina” decidono di impiegarla per scopi che sposano arte e cultura. Nei prossimi mesi, ha annunciato l'assessore Enrica Puggioni, la chiesa non più usata per il culto fatta costruire tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento da Giovanni Sanjust barone di Teulada diventerà teatro di attività legate alla musica da camera, di incontri musicali e di iniziative di propedeutica musicale. Nel periodo estivo l'apoteosi: sarà possibile sfruttare l'ampia parte esterna, costituita da un ampio cortile raggiungibile anche dal parco. La capienza massima calcolata del tempio è di novanta persone ma per le attività previste - non soltanto musica, in programma anche un premio di poesia - è prevedibile che gli spettatori possano essere più numerosi.
LA MEMORIA Se nel recente passato l'affidamento in gestione ha creato qualche problema, l'uso della chiesetta per fini culturali non potrà che incontrare il favore della città. Frequentare i monumenti è un modo intelligente di riappropriarsi della propria memoria. E la chiesetta di Monte Urpinu è stata in passato frequentata dai fedeli, oggi da spettatori di avvenimenti culturali.
LO STILE Ieri, illuminata dal sole, sembrava più alta e imponente del solito. Fu costruita in stile tardo gotico catalano sulle rovine di una chiesetta bizantina e negli anni ha subito diversi interventi di consolidamento. Come alla fine dell'Ottocento: per renderla più moderna furono aggiunte delle decorazioni in stile Liberty. I bombardamenti del 1943 obbligarono a nuove ristrutturazioni, realizzate nel 1968. L'edificio è stato recentemente restaurato dal Comune e riaperto nel 2008 per Monumenti aperti.
L'IMPRESSIONE La chiesa è piccola e spoglia: rispetto al rosa delle mura svetta la cupola bizantineggiante rivestita in cocciopesto. Non si ha, osservandola dal piazzale (ieri attraversato da una placida oca del parco), l'impressione di trovarsi davanti a un luogo di culto. All'esterno spicca una finestra con balconcino in ferro battuto, sul fianco sinistro c'è un contrafforte. L'interno è stato ammirato più volte dopo il restauro: la navata è coperta da capriate lignee, rette da mensole di pietra. Addossata alla controfacciata una cantoria in legno, sorretta da mensole. Il presbiterio a pianta quadrangolare è innalzato di un gradino rispetto al pavimento e vi si accede tramite un arco. La cupola ottagonale che copre il presbiterio poggia su pennacchi cilindrici.
IL CULTO Tra le varie chiese non più usate per il culto non c'è soltanto la chiesa aragonese di Monte Urpinu. Tra le altre c'è la chiesa di San Giuseppe Calasanzio in piazzetta San Giuseppe. Edificata tra il XVII e il XVIII secolo in stile barocco dai padri Scolopi, conserva una delle bombe cadute sul vicino Collegio durante l'assedio delle truppe francesi nel 1793. La chiesa di Sant'Alenixedda in via Parigi (Quartiere Europeo) risale al XIII secolo. Sorge nell'area di San Vetrano ed è costituita da una navata unica. La chiesa di Santa Restituta, nel quartiere di Stampace, sorge sopra l'ipogeo, Cripta di Santa Restituta. Ha una navata unica con cappelle laterali, ha il presbiterio rialzato ed è stata danneggiata in modo grave durante i bombardamenti del 1943.
La chiesa di Santa Teresa, annessa all'ex collegio dei Gesuiti, è in piazzetta Dettori e sembra vigilare sul quartiere della Marina.
Pietro Picciau