Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci: «Lasciati da soli in prima linea»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 marzo 2015


Molti primi cittadini scelgono di presentarsi all’incontro senza fascia tricolore in segno di protesta


 


CAGLIARI Alcuni con la fascia tricolore, altri no. I sindaci sono stati protagonisti del vertice anche in questo. È difficile dire se la scelta o meno di indossarla nascondesse una protesta silenziosa contro uno «Stato che appare e scompare», ha detto Francesco Fois. È lui l’ultimo sindaco preso di mira dal partito delle bombe: il 24 gennaio, a Bultei, con un ordigno messo assieme per ammazzare. «Certo sono ancora piagato, ma non piegato», ha detto nel citare Voltaire e poi annunciare: «A maggio a Bultei si vota. In questo mese, ho ricevuto tanta di quella solidarietà dalla mia gente e dagli altri sindaci che forse mi ricandiderò». Ma lui dallo Stato si aspetta molto di più: «La presenza deve essere quotidiana, poi serve una task force sempre presente e deve garantirci anche questo: chi è stato condannato per un attentato agli amministratori locali va allontanato dal paese con un foglio di via. È questa la sicurezza che noi sindaci ci aspettiamo». Il portavoce. Per gli oltre venti sindaci presenti nella sala del protocollo, fra gli altri Massimo Zedda (Cagliari), Alessandro Bianchi (Nuoro) e Nicola Sanna (Sassari), ha parlato il presidente dell’Associazione dei Comuni. È stato proprio lui, Piersandro Scano, insieme al governatore, a sollecitare la missione in missione del ministro dell’Interno dopo l’attentato di Bultei. «Siamo soddisfatti che il nostro appello sia stato accolto – ha detto – ma anche preoccupati. Non vorremmo che una volta conclusa la cerimonia, tutto o molto tornasse come prima». I sindaci sono allo stremo: «Per noi – ha aggiunto Scano – portare questa fascia è come essere sulla croce. È duro, difficile e anche pericoloso. Certo, abbiamo voglia di resistere e lo facciamo nonostante siamo sempre più caricati di responsabilità, vincoli e limiti». Tutti non vogliono mollare, ma «non possiamo essere lasciati soli soprattutto dallo Stato, perché agli occhi dei cittadini siamo proprio noi a rappresentare lo Stato e la Regione». Sono i portabandiera della democrazia e alle spalle devono avere «l’esercito delle istituzioni» che li protegga. Sicurezza e legalità. Il punto di partenza non può che essere questo, ha detto il presidente dell’Anci. «Prevenzione e intelligence sono fondamentali. Il presidio del territorio è una necessità che non ammette deroghe e per questo lo Stato non può arretrare neanche di un passo». Ogni ufficio pubblico che chiude rischia di essere un movente in più per chi semmai cova già un’immotivata vendetta nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta. La presenza dello Stato, potrebbe essere una sintesi efficace, «la gente deve sentirla, vederla o meglio ancora toccarla con mano». Investimenti e risorse. Sono queste le altre certezze di cui i sindaci hanno bisogno per «dare risposte concrete alle sempre più pressanti richieste dei cittadini», ha detto ancora Scano. E invece nonostante «i Comuni abbiano contribuito eccome a risanare i conti pubblici, non siamo certo noi gli spreconi, continuano a essere tagliati i fondi che ci spettano, oppure siamo vittime di scelte improvvise e sconsiderate come quelle dell’Imu agricola». La soluzione c’è: deve aumentare il dialogo fra centro e periferia: «Abbiamo bisogno di buone leggi condivise e d’investimenti diffusi che portino lo sviluppo», è stato l’appello lanciato da Scano, che con amarezza ha concluso: «È il cambiamento che aspettiamo e non può essere passeggero. Finora dopo le missioni dei ministri grandi risultati non li abbiamo visti. Non è certo questa l’ultima spiaggia, ma sia chiaro: così per noi non è più possibile andare avanti». Il messaggero. È il ruolo che si è ritagliato Gianfranco Ganau, ex sindaco e oggi presidente del Consiglio regionale. Ha consegnato al ministro la risoluzione bipartisan approvata l’altro giorno dalla commissione Statuto contro gli attentati agli amministratori pubblici, ma soprattutto ha detto: «Mi auguro che gli impegni presi dal ministro siano mantenuti». Il tradimento di Roma sarebbe inammissibile. (ua)