Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La carica dei piccoli Comuni: «Quarto mandato per i sindaci»

Fonte: L'Unione Sarda
5 marzo 2015

Ma il Consiglio regionale resta freddo. Cocco (Pd): «Perplesso soprattutto nel metodo» 

I sindaci ci riprovano. Dopo essere andati a sbattere contro il Consiglio regionale, che si è rifiutato di discutere la proposta di superare (con un emendamento alla Finanziaria) il limite dei tre mandati per l'elezione dei primi cittadini nei Comuni al di sotto dei 3.000 abitanti, ora tornano alla carica con l'Anpci Sardegna (l'Associazione nazionale piccoli Comuni d'Italia). Con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, al presidente della Prima commissione, Francesco Agus, e ai capigruppo, chiedono che la Regione superi il vincolo che impedisce a chi ha già svolto tre mandati consecutivi di potersi ricandidare.
Il Testo unico sugli Enti Locali fissa il limite in due mandati consecutivi, e la Sardegna ha già derogato, nel 2010, consentendo di innalzare a tre questa soglia per i Comuni sotto i 3.000 abitanti (limite poi sancito dalla riforma Delrio del 2014), adesso si chiede di andare oltre, fino al quarto mandato, oppure eliminare del tutto il vincolo. «Da oltre 10 anni i piccoli Comuni sardi conducono questa battaglia», scrive il presidente regionale di Anpci Fabrizio Mereu. «Porre limiti a un mandato elettivo è assurdo» dal momento «che non riguarda, per esempio, il presidente della Regione». La richiesta vale per tutti i Comuni, «ma ribadiamo la necessità di un provvedimento che intervenga almeno entro il limite dei 3.000 abitanti», dice Mereu.
Del problema, recentemente, era già stato investito il Consiglio regionale: Stefano Tunis, Forza Italia, aveva presentato un emendamento alla Finanziaria giudicato dagli uffici tecnici inammissibile perché si trattava di norma intrusa . «Le ragioni per cui il Parlamento 20 anni fa impose questo limite erano dettate dall'esigenza di cambiare la dirigenza politica. Queste motivazioni, oggi, non esistono più e il vincolo viene vissuto come una limitazione della libertà di espressione», dice ancora Mereu.
«Perplesso», soprattutto nel metodo più che nel merito, il capogruppo del Pd in Consiglio, Pietro Cocco. «Qualunque provvedimento si voglia adottare, deve passare da una discussione in Aula», spiega. «All'interno di una riforma complessiva degli Enti locali possiamo anche affrontare questo tema e se l'assemblea a quel punto dovesse decidere, dovrà farlo attraverso una scelta collegiale».
A chiudere definitivamente la porta, però, ci pensa Romina Mura, deputato e collega di partito. «Dopo 10 anni e, ancor di più dopo tre legislature, 15 anni, il sindaco di un piccolo Comune deve passare il testimone», dice. E aggiunge: «È difficile comprendere l'obiettivo di chi oggi chiede l'estensione del limite a quattro legislature consecutive o addirittura la sua cancellazione. I piccoli comuni non trarrebbero alcun vantaggio da norme di questo tipo. Sono invece altre le politiche che possono esaltarne i valori e le potenzialità».
Mauro Madeddu