Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

All'incontro presenti pochi amministratori Sindaci in rivolta: no alla solita inutile cerimonia

Fonte: L'Unione Sarda
5 marzo 2015

 

«Sapete cosa è assurdo? Che uno incontri ogni mattina al bar quello che ha attentato alla sua vita. Possibile che nessuno venga mai preso e arrestato? E che la gente non collabori con le forze dell'ordine?», sbotta il sindaco di Bultei, Francesco Fois, e non parla di sé, che a fine gennaio gli è esplosa una bomba sulla porta di casa, una bomba che non era un semplice avvertimento e non ha fatto morti per miracolo. Si riferisce a colleghi «eroi», ma è stato dopo quell'ordigno piazzato nel suo cortile e un'infinita scia di messaggi anonimi, aggressioni, spari, furti (di recente documentati da una Commissione parlamentare d'inchiesta) che i sindaci, con la Regione accanto, hanno chiesto aiuto. E il ministro dell'Interno è venuto a incontrarli, ieri mattina a Cagliari.
Certo, si fossero viste centinaia di fasce tricolore, come il giorno dell'assemblea di solidarietà al primo cittadino di Bultei, la giornata avrebbe avuto un altro significato. Purtroppo però il Viminale ha chiesto di contingentare le presenze a undici amministratori bersaglio di atti intimidatori, oltre al padrone di casa Massimo Zedda e a chi guida i capoluoghi delle province storiche, qualcuno lo ha visto come uno sgarbo e, nonostante l'Anci e il Cal si siano opposti e abbiano comunque invitato tutti coloro che lo desideravano a partecipare, alla fine di sindaci ce n'erano pochini, suppergiù una ventina. Da Bonorva, Selargius, Mandas, Guamaggiore, Sassari, Nuoro, Dolianova, Samugheo, Nughedu Santa Vittoria, Carbonia, Maracalagonis, Milis, Morgongiori, Benetutti, Olzai, Tempio.
«Rifiutiamo un'altra cerimonia inutile», sottolinea il presidente Anci (e sindaco di Villamar) Pier Sandro Scano, «già agli incontri del 2011 con Maroni, e del 2013 con la Cancellieri, pur fatti con le migliori intenzioni, non sono seguiti risultati, quindi, ministro, spente le telecamere, si impegni a esaudire le nostre richieste, condizioni indispensabili per continuare a stare in trincea». Ovvero, presidio del territorio ma anche strumenti per tutelare le comunità e dare risposte contro crisi e disoccupazione. «Perché il 28 novembre lo Stato mi toglie dal Fondo di solidarietà una quota del bilancio, che io ho assestato quattro giorni prima, e mi dice di rivalermi sui terreni dei cittadini?», prosegue Scano. Ecco, l'Imu agricola, la pressione fiscale, i compiti estesi, gli amministratori-esattori, capri espiatori di qualsiasi cosa. Al termine della firma del protocollo sulla legalità, i sindaci sono contenti ma non fino in fondo. «È positivo che il ministro si sia presentato, ma non ha risposto alle questioni sui tagli alle risorse degli enti locali», dicono Nello Cappai (Guamaggiore) e Mario Fadda (Maracalagonis). «Spero che alle parole seguano i fatti, ma sulla parte finanziaria non sono soddisfatto», spiega Giuseppe Casti (Carbonia). «Strada da fare ce n'è tanta, è un problema che dobbiamo affrontare a partire dalla scuola», sostiene Rosanna Laconi (Dolianova). «La quotidiana presenza dello Stato e il funzionamento dei servizi pubblici sono il principale strumento per consentirci di lavorare serenamente», comunica Romina Mura (Sadali).
Cristina Cossu