Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Renato Soru: rispetto la decisione dei sardi

Fonte: La Nuova Sardegna
17 febbraio 2009

MARTEDÌ, 17 FEBBRAIO 2009

Pagina 2 - Fatto del giorno

dall’inviato Piero Mannironi



Telefonata a Cappellacci: «Buon lavoro, e che riesca a fare il meglio per l’isola»



Lungo incontro con il commissario del Pd, assenti alcuni leader del partito in Sardegna: «Mi aspettavo qualcosa di più dal risultato della coalizione»

CAGLIARI. Prima di parlare Renato Soru ha atteso che si arrivasse alla metà dello scrutinio. Non c’era sicuramente la speranza di un miracoloso recupero, ma certo la certezza di un consolidamento dei dati. Probabilmente anche per valutare la consistenza del differenziale tra i suoi voti e quelli dei partiti della coalizione. Nello studio nel quale è rimasto chiuso per circa due ore, c’erano con lui il commissario regionale del Pd Achille Passoni, gli assessori Carlo Mannoni, Nerina Dirindin e Sandro Broccia. Qualcuno ha sottolineato malignamente l’assenza di qualche leader del Pd sardo.
Soru, a mezzanotte e 43 chiama Ugo Cappellacci per congratularsi con lui. Un gesto di civiltà politica, fatto raro in questa torrida campagna elettorale. Poi affronta la conferenza stampa: «Siamo più o meno alla metà delle sezioni scrutinate - dice - e il distacco resta di cinque punti. Cioé mi pare stabilizzato. Ho chiamato Cappellacci poco fa per fargli gli auguri di buon lavoro e che riesca a fare il meglio per la Sardegna, per questa bellissima e meravigliosa isola».
«E’ stata una campagna elettorale bellissima - ha proseguito - ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutato e sostenuto. Per le valutazioni politiche penso sia meglio aspettare domani perché i dati non sono definitivi».
Ma qualche battuta la regala: «Mi aspettavo qualcosa di più, come risultato, dalla coalizione. Ma i sardi hanno deciso. Io ho cercato di portare vanti coerentemente un’idea di Sardegna, un modello di sviluppo. O non sono riuscito a spiegarlo oppure questo progetto non è nella corda dei sardi. O meglio, è solo nella corda del 45% dei sardi».
Una domanda lo trascina nello squilibrio di forze in campo in questa campagna elettorale ricca di tensioni, veleni e colpi di scena: «E’ ovvio che la differenza fatta dagli spazi avuti nei mezzi i comunicazione si è fatta sentire. Ma questo è il gioco... Stavo per dire le regole del gioco, ma mi sono fermato. In fondo, a cosa serve? Siamo già al giorno dopo. Certo, sarebbero state molto meglio elezioni condotte, a tratti, con qualche punta eccessiva di ostilità in meno. Sarebbero belle competizioni dove valgono le regole e non dove l’unica regola è vincere a ogni costo». «A Cappellacci - continua - dico di fare ogni cosa per il bene della Sardegna e di utilizzare quanto di buono abbiamo fatto in questi ultimi cinque anni. E non è poco. Purtroppo tante cose hanno influito in queste elezioni, tanti fattori hanno creato condizionamenti. Anche qualche provvedimento del governo dell’ultima ora, anzi dell’ultimo minuto». Infine una battuta, in chiusura sui partiti e sul Pd: «La politica è una cosa seria e non esecizio per le proprie ambizioni. Io ho messo la mia esperienza al servizio del Partito democratico e avrei voluto fare di più. Sono convinto che il Pd ha un grande futuro davanti».
Un saluto e le luci dei riflettori si spengono. Soru va via.
Resta una certezza: questa campagna elettorale ha segnato un’inversione di tendenza nell’isola. Si tratta di valutare politicamente quanto abbiano inciso una serie di fattori. Il primo è sicuramente il peso esercitato dal presidente del Consiglio con la sua presenza invasiva, con l’utilizzo di una platea mediatica come mai si era visto prima, ma molto si dovrà scavare anche all’interno dei patti di lealtà all’interno dei partiti e quanto abbiano influenzato “vendette” politiche personali. Quelle che si sono condensate nel voto disgiunto.
Nel quartier generale di Renato Soru, in Piazza del Carmine, all’inizio si sovrappongono voci di disastri e di trionfi. Soru e Cappellacci si alternano nelle percentuali dei consensi. Alle 20,18 Cappellacci viene dato avanti per 48,6% contro il 46,6% di Soru. Ma le sezioni scrutinate sono soltanto 174 su 1.812. Troppo presto, quindi, per valutare un consolidamento di tendenza. Achille Passoni, il commissario regionale del Pd, parla della flessione della partecipazione al voto. «E’ un dato sul quale le forze politiche dovranno riflettere con molta attenzione - dice -. Quasi quattro punti percentuali in meno sono davvero tanti. In particolare, l’affluenza più scarsa registrata nel Sulcis-Iglesiente, dovrà essere approfondita con molta attenzione». «Credo che la crisi economica e produttiva di quel territorio - dice ancora Passoni - abbia influito sulla partecipazione al voto».
Dalle agenzie e dalle tv, intanto, arrivano le schermate che raccontano un equilibrio che, poco prima delle 21 sembra rompersi. Dal Ced della Regione, infatti, arriva la notizia che, su 255 sezioni scrutinate su 1.872, Cappellacci “strappa” e sale al 49,6% contro il 45,7% di Soru. Eppure, i rappresentanti del centrosinistra, qui nel quartier generale, diplomaticamente preferiscono non fare ancora valutazioni. Gianluigi Gessa e Chicco Porcu tengono infatti una posizione attendista.
Alle 21,19 arriva il risultato delle prime 315 sezioni scrutinate. Cappellacci supera la soglia del 50%. Una soglia non solo psicologica, perché è soprattutto il segnale che il vantaggio del candidato del centrodestra sembra arrivare a un primo significativo consolidamento.
Lo staff di Soru analizza anche i dati in base alla loro provenienza, cioé da quali aree arrivano. Intervengono qui indicatori come quello della tradizione politica di alcuni paesi, ma anche la tenuta di alcuni “blocchi elettorali” legati a leadership locali.
Arrivano le prime delusioni: alcuni centri del Nuorese, che sembravano garantire certezze sono invece sorpredentemente “franati” a destra. Così, alle 20,30, comincia la presa di coscienza di una sconfitta che sembra articolarsi su due livelli: quella del presidente e quella della coalizione: alle 21,40 Soru è sotto di sei punti, mentre l’alleanza di centrosinistra naviga sotto un distacco che sfiora i 14 punti percentuali.
Alle 21,37, un’agenzia rende il clima più teso. A Palazzo Doglio, sede elettorale cagliaritana del Pdl, si respira già aria di vittoria. Si parla addirittura di 15 punti di vantaggio per il centrodestra.
21,45 una fiammata: si diffonde la notizia di un miracoloso recupero di cinque punti da parte di Soru. Quanto basta per riaccendere le speranze. Ma l’unico riscontro di questa tendenza è il giro di boa delle 419 sezioni: Cappellacci arretra a 49,6%, mentre Soru rosicchia qualcosa, salendo al 45,5%.
Alle 22,30, Caterina Pes non si arrende ancora e invita «alla prudenza, a tenere i piedi per terra». Alla stessa ora fa sentire la sua voce il vero antagonista di Renato Soru, Silvio Berlusconi. «Sono fiducioso - dice il Cavaliere -. Ci ho messo la faccia e, se perdo, vuol dire che ho perso io». Tra i giovani che affollano il quartier generale di Soru si percepisce qualche battuta al vetriolo: «Ecco, Berlusconi delegittima il suo candidato proprio nel momento in cui si profila una sua vittoria. Allora era proprio vero: la partita era tra il presidente del Consiglio e Soru».