Potrebbe sembrare qualcosa di lontano. Sfumato nella memoria. Invece, l'anniversario dei bombardamenti (nel febbraio 1943 devastarono Cagliari) non solo ha il compito di tenere viva la memoria ma ci pone il dovere di guardare ancora una volta negli occhi chi porta nel proprio corpo il segno di quelle bombe. Il pensiero vola subito verso Antonietta Andretta. Era in fasce, neppure 6 mesi, una bomba le portò via il braccio sinistro e tante altre cose. Lei, domani, alle 11, alla chiesa di san Francesco da Paola, in via Roma, sarà fra i primi banchi come ogni anno per ricordare le vittime civili di guerra.
All'appello risponderanno i tanti che ogni febbraio si assiepano per la messa in suffragio dei morti di quei giorni bui. Chiamati a raccolta dall'Associazione provinciale vittime civili di guerra e dal Comune, i partecipanti si sposteranno subito dopo nell'androne del palazzo del Consiglio Regionale per un ricordo davanti alla lapide dedicata ai quei caduti.
Echeggiano le parole di uno dei superstiti, Domenico Manca: «Riuscii a nascondermi in un cunicolo. Quando riemersi, molte ore dopo, mi guardai intorno: ero l'unico sopravvissuto dei 30 giovani operai della base navale. I loro corpi dilaniati erano sparsi ovunque. Il ricordo mi accompagna ogni notte. Da allora ho sempre dormito male e poco».
Francesco Abate