Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cozze tossiche a Santa Gilla

Fonte: L'Unione Sarda
25 febbraio 2015


ALLARME. Rilevata la presenza di acido okadaico, valori dieci volte superiori ai limiti

 

Il sindaco ordina lo stop alla raccolta e alla vendita dei mitili

 


A Santa Gilla scatta l'allarme cozze tossiche. Il sindaco Massimo Zedda ha firmato un'ordinanza che blocca la raccolta e la vendita dei mitili prelevati dalla laguna dal 3 febbraio in poi. Il pericolo si chiama acido okadaico. Una tossina che, se ingerita, nell'immediato sconquassa lo stomaco. Ma ha anche un'altra brutta caratteristica: è un promotore tumorale. Aiuta il cancro. E i valori, nelle cozze analizzate, sono anche dieci volte superiori ai limiti di legge.
I DOCUMENTI I monitoraggi a Santa Gilla sono costanti. Il 3 febbraio i tecnici del servizio di igiene degli alimenti della Asl, diretto da Giorgio Carlo Steri, nell'area “Santa Gilla mitili zona sud” hanno prelevato dei campioni, poi spediti all'Istituto zooprofilattico di Sassari, che ha commissionato le analisi ai laboratori di Genova. Il responso è arrivato in Sardegna il 18: «È stata riscontrata - si legge -, la presenza di tossine liposolubili (acido okadaico) in concentrazione superiore ai limiti di legge». Le norme tollerano 160 milligrammi per ogni chilo di materiale analizzato: a Santa Gilla i milligrammi erano oltre 1700. Da Sassari il resoconto è arrivato alla Asl, che l'ha spedito al sindaco.
LE CONTROMISURE L'ordinanza di Zedda è del 20 e prevede «la sospensione cautelativa di raccolta, commercializzazione, trasformazione, conservazione e immissione al consumo dei molluschi bivalvi vivi estratti dalla laguna nelle aree Santa Gilla zona sud, nord e veneroidi». Non solo, il sindaco impone anche di «attivare la procedura per il ritiro del prodotto raccolto e spedito a far data dal prelievo del campione risultato non conforme e di sospendere la validità dei documenti di registrazione».
I RISCHI Una mazzata per chi lavora in laguna. Ma, stando agli studi scientifici, con quelle tossine trovate nelle cozze non si scherza. I malori gastrointestinali, tipici dell'intossicazione alimentare, non sono che le conseguenze più immediate per chi ingerisce l'acido okadaico. L'altro elemento allarmante è la proprietà di «facilitatore tumorale». Non è la prima volta che spunta a Santa Gilla e, per fortuna, la sua presenza ai primi anni del Duemila era stata rilevata in tempo. Era andata diversamente a Torino, quando una partita di cozze proveniente da Trieste aveva intossicato centinaia di persone. La Procura, nel 2010, aveva aperto un'inchiesta e il consulente del pm Raffaele Guariniello aveva scritto: «L'acido supera la barriera dello stomaco, raggiunge l'intestino, viene assorbito nel sangue, si deposita in polmoni e fegato». Oltre a provocare «diarrea, nausea, vomito e dolori addominali», può avere effetti a lunga distanza, ovvero «favorire lo sviluppo di neoplasie».
L'ESPERTO «Il problema è che le microalghe che scatenano questa situazione non spariscono nel breve periodo», spiega Anna Milandri, direttore del Centro ricerche marine di Cesenatico, struttura di riferimento del settore, «la loro presenza dipende da molti fattori e non si può escludere che a Santa Gilla gli equilibri siano alterati da attività umane».
Enrico Fresu