Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Polveri dei marmi di Carrara per i lavori di Mauro Serra

Fonte: L'Unione Sarda
23 febbraio 2015


Mostre Successo all'Exmà di Cagliari ed esposizione prorogata sino al primo marzo

 

 

 


T erritori modificati, alterati e snaturati dall'uomo. È il tema dell'antropizzazione a ispirare Mauro Serra, che firma una personale dal titolo “Qualcuno, nessuno, sette miliardi” realizzata in collaborazione con il Consorzio Camù (visitabile sino al 1 marzo nella torretta dell'Exma in via San Lucifero 71 dal martedì alla domenica dalle 9 alle 20).
Opere e installazioni realizzate con resine polimeriche, impasti estratti dalle polveri di marmo di Carrara, pigmenti, cellulosa grezza applicati su supporti limitati da cornici o su griglie quadrettate su cui dispone atolli, umanoidi a mezz'aria e altre figure sospese che vivono solo di sé. Agglomerati urbani raccontati artificiosamente su reti metalliche che nulla hanno a che fare con spazi reali, contesti tangibili, forme esistenti.
Più che quadri in senso stretto i lavori si presentano come telai, su cui dispone oggetti o riferimenti agli interventi strutturali dell'uomo sulla natura, perché anche l'opera è il prodotto di vari processi a loro volta mutati. Così tutto risulta alterato: il colore intangibile, le figure riprodotte, i piani sconnessi, la luce flebile. Come le sovrapposizioni dei livelli: «Quando analizzo un soggetto lo escludo dalla realtà e lo rimonto secondo diversi livelli come si fa con le proiezioni ortogonali assonometriche e lo riassimilo in una dimensione parallela, forzata, virtuale».
C'è un tentativo di ridurre la realtà ad entità sintetiche, a griglie, alla schematizzazione dei piani, al vuoto, alla realtà simulata senza per questo inserirsi in un contesto stilistico preciso e anzi spaziando tra le arti. La sua stessa formazione accademica (prima il liceo artistico, poi la facoltà di Architettura a Roma, una lunga esperienza lavorativa nel settore delle decorazioni edili in Valle d'Aosta) lo portano ad eliminare la categorizzazione dello spazio creando un corpo unico tra opera, allestimento, materiale impiegato.
«Non è un caso che un medesimo lavoro possa risultare materico ed estremamente etereo nello stesso tempo, e così come nella vita l'apparenza spesso è ingannevole, anche questi lavori - che avrebbero meritato una sala espositiva più ampia per dare maggiore respiro alle opere - sono contraddistinti da continui e ingannevoli effetti di illusione ottica».
Un tentativo di svincolare dalla materia, dalla dimensione fisica, e anche gli individui appaiono svuotati della loro autenticità e sembrano modificabili persino nella loro struttura primigenia, il Dna. Un monito il suo a guardare il mondo con un orizzonte più vasto e a rispettare l' ecosistema esistente.
Maria Dolores Picciau