Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Né crocieristi né yacht

Fonte: L'Unione Sarda
11 febbraio 2015


MOLO ICHNUSA. Fondali troppo poco profondi per le nuove navi giganti

 

Terminal inutilizzato, l'inchiesta allunga i tempi

 


Vincenzo Di Marco non ci sta: «Questo non è un posto abbandonato», ruggisce. «Al massimo, inutilizzato». Il comandante della capitaneria di porto parla in quanto commissario (in proroga) dell'Autorità portuale nella sala conferenze dell'ormai ex terminal crociere sul Molo Ichnusa. In platea, un centinaio di persone: giornalisti, operatori del porto, l'ex presidente dell'Autorità portuale ed ex parlamentare Piergiorgio Massidda, il presidente di Confcommercio Alberto Bertolotti, pezzi grossi della Royal Carribbean e di Venezia Terminal, tutti qui per sentire i numeri (positivi) del porto.
DESERTO Dalle vetrate affacciate sull'acqua si vedono i catamarani di Luna Russa manovrare con eleganza, di ritorno da un allenamento in vista delle World Series che fra quattro mesi porteranno in città decine di migliaia di appassionati e addetti ai lavori. Dalle altre vetrate, quelle affacciate sul piazzale coperto e deserto, si vede poco: i vetri sono incrostati di salsedine, la stessa che rosicchia le parti metalliche di un edificio costato 5 milioni e mezzo di euro e utilizzato solo per eventi sporadici.
LEGALITÀ «Ma se questo edificio è inutilizzato - prosegue Di Marco - lo è perché l'Autorità portuale si è battuta per la legalità». È stato l'ente, l'autunno scorso, a trasmettere alla Procura le carte della gara per la concessione per mezzo secolo bandita un anno e mezzo fa da Massidda e vinta (sotto Di Marco) da una srl costituita all'ultimo minuto, la Ichnusa Marinas. Fra i soci, l'un contro l'altro armati, l'ombra di un socio occulto.
BORSA ITALO-ARABA Con l'avvio dell'inchiesta per turbativa d'asta da parte dei pm Marco Cocco e Giangiacomo Pilia, per il Molo Ichnusa è iniziato un periodo di immobilismo ulteriore perché, in caso di assegnazione definitiva, la struttura dovrà essere consegnata nelle stesse condizioni in cui si trovava al momento della gara: questo il sottinteso della frase di Di Marco. Che tuttavia ha detto sì a un'importante manifestazione internazionale, la Borsa italo-araba, che la settimana prossima, venerdì 20 e sabato 21, richiamerà nell'edificio a forma di veliero un centinaio di imprese sarde e una ventina provenienti da Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Algeria, Oman, Tunisia, Egitto e Libano, oltre a esponenti del mondo politico dei Paesi partecipanti, rappresentanti di enti locali, studiosi, economisti, esperti di banche e finanzia e associazioni delle categorie produttive. Un'occasione importante.
PARALISI Ma la paralisi, al Molo Ichnusa, era in corso da anni. Questo giornale lo ha raccontato nei mesi scorsi: l'ex terminal crociere è uno scandaloso monumento all'inefficienza pubblica, alla snervante lentezza della burocrazia. Perché nel corso del tempo necessario a concepirlo, progettarlo, reperire i finanziamenti, ottenere le autorizzazioni, metterlo a gara, realizzarlo, il mondo delle crociere è cambiato, le navi sono diventate gigantesche (una tendenza che riguarda tutti i tipi di nave, vedi il caso delle portacontainer) e i fondali si sono rivelati largamente insufficienti. Altri anni se ne sono andati nel tentativo di capire se convenisse o meno dragare. Fu poi Massidda a dire basta: niente più navi da crociera, largo agli yacht. Caduto lui, è cominciato un lungo commissariamento: situazione che mal si concilia con programmi a lungo termine.
LE PULIZIE DEL SULTANO Da poco, riferisce Di Marco, sono stati appaltati lavori di manutenzione per 2,1 milioni per tutti i moli del porto, incluso l'Ichnusa. Ci voleva. Le ultime pulizie in grande stile, qui, risalgono all'estate 2012 e furono pagate da Qaboos bin Said al Said, sultano dell'Oman che attraccò col suo maxi yacht, una nave appoggio e mille cortigiani al seguito. In cinque giorni di vacanza, Sua Altezza spese oltre due milioni di euro in shopping di lusso e prodotti tipici. «Voleva regalare anche a me uno dei costosi orologi di cui ha fatto omaggio a diverse autorità - ricorda Piergiorgio Massidda - ma io rifiutai, chiedendo in cambio che pagasse lui le pulizie del terminal».
Marco Noce