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Cagliari, i cittadini si prendono gli orti urbani: "Enti pubblici assenti"

Fonte: web SardegnaOggi.it
11 febbraio 2015

 

Cagliari, i cittadini si prendono gli orti urbani: "Enti pubblici assenti"
Abbattere i recinti tra le persone grazie alla coltivazione di un quadrato di terra immerso in città: è la missione dell’associazione Agriculture che si è insediata nell’ex cava di Monte Urpinu. “Abbiamo chiesto spazi pubblici a diversi enti ma nessuno ce li ha concessi”.



CAGLIARI - Abbattere le barriere tra le persone, socializzando anche grazie alla coltivazione di un orto, a Cagliari è possibile? Secondo i 62 membri dell’associazione “Agriculture, coltivare relazioni” la risposta è sì. Liberi professionisti, pensionati, impiegati, qualche studente, tutti accomunati dalla passione dell’orto: ciascuno con a disposizione un piccolo appezzamento di 20/25 metri quadrati nella zona dell’ex cava di Monte Urpinu, ottenuto gratuitamente grazie alla disponibilità offerta da una famiglia residente nel milanese.

“Abbiamo chiesto spazi pubblici a diversi enti” spiega Paolo Erasmo, militare in pensione e presidente dell’associazione, “dal Comune all’Ente parco Molentargius, passando per la Regione, ma non ce li ha ancora concessi nessuno”. E lancia un appello all’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu: “Avremmo piacere di incontrarlo per discutere sull’utilizzo delle ex servitù militari: sono tante, non più impiegate, recintate e ricche di manufatti, il luogo ideale per fare gli orti un po’ ovunque in città. Saremmo lieti di vederlo e confrontarci con lui”. Il Comune di Cagliari negli anni scorsi ha approvato un regolamento e avviato le procedure per avviare un progetto pilota nella scuola di via Zucca, a Pirri, nel frattempo occupata.

Quello che tre anni fa è partito come un esperimento, ora è diventato una realtà consolidata, nonostante non manchino le difficoltà per i soci di Agricolture. “Le persone sono entusiaste del progetto, ma attualmente nell’ex cava non c’è un approvvigionamento idrico e dobbiamo portare l’acqua, da casa, con le lattine” spiega Erasmo. “Speriamo, prima o poi, di potere utilizzare l’acqua del depuratore di Molentargius: lì vengono trattate tutte le acque reflue, attualmente inutilizzabili e che vengono quindi ributtate a mare, di Cagliari e della zona vasta. Se opportunamente trattate, e se esistesse il collegamento diretto, potrebbero essere utilizzate per usi agricoli. Un segnale importante in periodi di crisi idrica come quelli in cui spesso ci troviamo”.

Nell’ex cava di Monte Urpinu si prova a coltivare nel totale rispetto dell’ambiente, anche sperimentando un tipo particolare di agricoltura chiamata sinergica. “È stata inventata da un microbiologo giapponese, Masanobu Fukuoka, e perfezionata dall’agronoma spagnola Emilia Hazelip” spiega uno degli ‘ortigiani’, Tore Porta. “Si dice sinergica perché si crea una cooperazione tra le diverse piante seminate, in modo tale che si consocino perfettamente tra loro aiutandosi l’una con l’altra nella crescita. Le radici non vengono mai estirpate, così che, restando nel terreno, continuino a trasferire nutrienti fertilizzandolo e , l’anno successivo nei bancali (ossia le aiuole rialzate) nasceranno nuove piantine da quella vecchie”. Anche la presenza di fiori all’interno degli orti ha un suo perché. “Non devono mancare mai il tagete, nasturzio e la calendula” chiarisce Porta.

 

Agriculture però non nasce solo come associazione che riunisce appassionati di coltivazione ma, come spiega Erasmo "noi vediamo gli orti come un punto di ritrovo, una sorta di circolo aperto dove mettere in piedi diverse iniziative, anche nel piccolo anfiteatro che vorremmo costruire con materiali trovati nella cava”. A Monte Urpinu non solo orto quindi: “In passato abbiamo fatto un laboratorio di culurgionis: li abbiamo preparati, cucinati e mangiati. È stata una esperienza piacevole e come questa, si possono portare avanti tante idee, come ad esempio un mercatino dello scambio o uno del riuso. Iniziative che possono servire ad aiutare persone in difficoltà ”.

 

Un pensiero rivolto agli altri anche attraverso la creazione della “foresta di cibo”. “A novembre scorso abbiamo messo a dimora alberi sia di macchia mediterranea, chiesti alla forestale, sia da frutta, e saranno disponibili per tutti coloro che vorranno utilizzarli” spiega il portavoce di Agriculture, ”come succede in molte altre parti del mondo, dove gli alberi in città non sono a disposizione esclusivamente dei proprietari ma di chi ne vuole usufruire”.