Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Pezza sull'inquinamento

Fonte: L'Unione Sarda
2 febbraio 2015

SANTA GILLA. Stop alle acque sporche: lavori nel canale di guardia

Un anno fa scattò, in segreto, l'allarme epatite 


Una massicciata di terra e sassi. Pezze di cemento per eliminare le falle aperte negli anni lungo lo sbarramento che separa le acque sporche del canale di guardia da quelle della laguna di Santa Gilla. Lavori urgenti che la Provincia ha realizzato e completato in questi mesi sulle sponde orientali dello stagno, dietro la città mercato e la centrale Enel, in quel punto esatto dove le acque inquinate del canale finiscono nella laguna causando parecchi problemi. Ambientali, sanitari. È lì che ogni tanto le analisi Asl evidenziano la presenza di coliformi.
L'AREA È lì che un anno fa - è emerso durante l'ultimo vertice in Prefettura riunito per discutere proprio di Santa Gilla - i tecnici del Servizio veterinario isolarono il vibrione dell'epatite virale. Scoperta rimasta segreta, circoscritta tra gli addetti ai lavori e comunque non diffusa.
Adesso, a lavori ultimati (finanziati dalla Regione con un milione di euro), ci si chiede se il rischio-epatite e la presenza di coliformi fecali dovuti agli scarichi illegali in laguna siano definitivamente allontanati. Cancellati. Basteranno, insomma, la sistemazione di cinquecento metri del canale, la pulizia e la raccolta della fanghiglia accumulata negli anni e dovuta anche all'apporto di detriti del rio Sestu, a preservare la laguna?
GLI INTERVENTI «I lavori sono praticamente conclusi, i fondi sono esauriti, il canale è però lungo otto chilometri e su Santa Gilla insiste una serie di ruscelletti non propriamente limpidi», spiega Salvatore Pistis del Servizio geologico della Provincia. Rigagnoli più o meno noti che portano acque luride da diverse zone (area industriale di Elmas, Macchiareddu, appunto il rio Sestu) condizionando la salubrità della laguna.
Insomma, il canale realizzato nella seconda metà degli anni Settanta e primi anni Ottanta per fermare l'inquinamento e salvare Santa Gilla dal colera, adesso è di nuovo una minaccia.
LA LATITANZA L'ennesima emergenza su un'area umida e un compendio di pesca sempre più dimenticato. Emanuele Orsatti, che del Consorzio ittico Santa Gilla è presidente (titolarità ufficializzata dal giudice che ha così messo fine alle lunghe diatribe interne), ne è convinto: «Lo stagno ha le potenzialità per diventare la più grande industria di Cagliari», dice. «Ma questo può avvenire solo se la politica, intesa come Regione, prende seriamente in considerazione Santa Gilla e mette la laguna, i suoi impianti e noi pescatori nelle condizioni di creare ricchezza e profitto».
LA DECISIONE In primo luogo c'è da risolvere il caso-stabulario, la centrale di trattamento e depurazione di cozze e arselle chiuso dalla Asl da ormai un anno. «Le nostre arselle - ricorda Orsatti - finiscono nello stabulario di Marceddì. Siamo costretti a venderle, con evidenti danni economici dovuti alla mancata e diretta commercializzazione. Se i nostri impianti potessero funzionare a dovere, ne avrebbe benefici non solo il Consorzio ma l'intera collettività. Mi riferisco alla tutela della salute pubblica. Se siamo forti, riusciamo a fermare il mercato nero dei frutti di mare. Se restiamo così, con lo stabulario chiuso, questa situazione persisterà e per noi la programmazione resterà una parola vuota».
Seminare le arselle, la specie nostrana richiestissima dal mercato per le eccellenti qualità delle carni, diventa impossibile. «Un progetto irrealizzabile senza l'impianto di depurazione attivo», aggiunge il presidente. Così resta il rischio di un mercato clandestino che potrebbe prima o poi fare i conti con l'inquinamento. Con l'epatite. Con molluschi e mitili venduti ma non trattati.
Andrea Piras