Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Palazzetto dello sport a Berlusconi? Uno scippo»

Fonte: La Nuova Sardegna
13 febbraio 2009

VENERDÌ, 13 FEBBRAIO 2009

Pagina 1 - Cagliari 



Il Pd del Comune: «La coalizione di Renato Soru aveva chiesto l’impianto prima del centrodestra»



«Gli uffici dell’amministrazione hanno protocollato in modo errato la domanda per Ugo Cappellacci»

ROBERTO PARACCHNI

CAGLIARI. «Le procedure non sono state trasparenti, sono irregolari e denotano un’evidente incapacità nel gestire atti molto semplici», ha affermato ieri Ninni Depau, capo gruppo del Pd in consiglio comunale in merito alla concessione del palazzetto dello sport per il comizio finale del centrodestra con (probabilmente) Silvio Berlusconi e Ugo Cappellacci e il rifiuto dello stesso spazio al centrosinistra per l’intervento finale di Renato Soru che, in alternativa, parlerà alla Fiera.
Ieri il Pd del consiglio comunale, «carte alla mano», ha messo in dubbio la regolarità degli atti degli uffici. Vediamo.
La vicenda assomiglia al gioco delle tre carte e inizia con la richiesta fatta il 29 gennaio dalla coalizione «La Sardegna che cambia» di Soru per ottenere il palazzetto dello sport. La domanda, rivolta al dirigente del servizo Sport e turismo (titolare dell’impianto), è protocollata il 30 dello stesso mese (col numero 22337). Poi il giorno 6 febbraio, viene riferito a voce alla responsabile della coalizione di Soru che l’autorizzazione non è possibile in quanto c’è stata una analoga istanza, «antecendente al 28 gennaio» consegnata nelle mani della dottoressa Ada Lai, funzionario dirigente dell’amministrazione comunale. In una lettera, dello stesso giorno, la mandataria elettorale di «La Sardegna che cambia» risponde che la dirigente Lai, «presumibilmente per una propria dimenticanza, avrebbe protocollato tale richiesta soltanto il 2 febbraio, autocertificando tale successione dei fatti». Ma, si continua a leggere, «ove tale versione dovesse essere documentalmente confermata, appare evidente che il diniego opposto alla precedente richiesta debba considerarsi del tutto illegittimo» in quanto non protocollato. Infine si invita l’amministrazione a formire, «ai sensi di legge», i documenti. Ma la risposta non arriva, allora il 10 febbraio viene ripetuta l’istanza con la precisazione che, se l’amministrazione non esaurisse la richiesta del centrosinistra, ci si presenterebbe con un legale per avere il materiale.
E qui finisce la prima fase della storia. La seconda riguarda i documenti consegnati: il «no» all’autorizzazione, datato 11 febbraio, in cui si nega la concessione «in quanto l’impianto» sportivo «non è disponibile a causa di una richiesta di utilizzo pervenuta in precedenza»; e la copia della domanda protocollata dal «Popolo delle libertà». Ed è quest’ultimo documento che ha fatto scattare la protesta del Pd. Innanzi tutto per il «tipo di protocollo»: area dei servizi al cittadino, di cui è responsabile la dirigente Ada Lai, con un timbro del 27 gennaio e il numero 15 (di registrazione). Ma il protocollo - hanno precisato i consiglieri del Pd Giuseppe Macciotta, Claudio Cugusi, Marco Espa e Ninni Depau - va fatto in modo che possa essere confrontato. Quindi, se interessa uno stesso bene, deve essere registrato dagli uffici titolari di quella struttura, ha precisato Cugusi. Ma non è tutto: nel documento del «Popolo delle libertà» si legge, scritto a mano a destra in alto, «ricevuto a mani il 23/1/09»; e, sempre a mano, che è stato consegnato nelle mani del dottor Soriga (il dirigente del servizo allo Sport - ndr) lunedì 2 febbraio, «in assenza, la settimana scorsa, di dirigenti per l’avvicendamento degli stessi». Entrambi gli appunti a firma di Ada Lai. Ma per registrare in modo formale una domanda, hanno affermato Macciotta ed Espa, con c’è bisogno di un dirigente. E per dimostrarlo, ieri Espa è andato a farsi protocollare la richiesta per avere un documento dal Patrimonio: atto fatto sul momento. «Noi stimiamo la dirigente Ada Lai, ma il tutto lascia molto perplessi - ha sottolineato Depau - che cosa capiterebbe se una società che partecipa a un atto pubblico scoprisse che un funzionario, al posto di protocollare la richiesta, l’ha tenuta 4 giorni in tasca per poi registrarla in un altro servizio?». La dirigente Lai precisa che la domanda del «Polo delle libertà» è stata «regolarmente protocollata dall’amministrazione, dall’area dei Servizi al cittadino (un ufficio trasversale) nell’avvicendamento dei dei due dirigente, su mandato del sindaco».