Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Teatro Stasera debutto al Massimo di Cagliari Tre donne in un interno

Fonte: L'Unione Sarda
28 gennaio 2015

 



L ucia Calamaro, regista, attrice, drammaturga, è nata a Roma, ha vissuto a lungo a Montevideo, si è laureata alla Sorbona di Parigi in Arte ed Estetica. Ha imparato a fare il mimo e il clown, prima di fondare a Roma la Compagnia Malebolge. Debutta a Cagliari stasera - al Teatro Massimo alle 20,30 - con un lavoro molto acclamato che ha vinto tre Premi Ubu. L'origine del mondo ha tre protagoniste: Daria Deflorian, Federica Santoro, Daniela Piperno. Ovvero madre, figlia e nonna alle prese con «l'indifferenza, la rabbia e l'impotenza», come si legge nella brochure della CeDac.
Cosa lega i tre atti dello spettacolo?
«Si svolgono nella stessa casa. C'è unità di luogo».
Il soggetto sottaciuto è la depressione?
«Sì, ma la si attraversa e nel corso dello svolgimento la si supera. La psicanalisi, poco transitata dagli italiani, aiuta a guarire. Occorre chiedere aiuto, perché il disagio spirituale tocca quasi tutti ed è in sostanza un fenomeno normale».
Il “Cominciamento” cui accenna nelle note di regia, è dunque l'inizio della resurrezione?
«È un momento di svolta, va così nella vita. Si affrontano le crisi, poi ci si riprende».
Daria non esce più, Federica “porta il mondo sulle spalle”. Daniela cosa fa?
«Lei, più anziana non è contaminata dalle nevrosi, viene dal fuori, fa cambiare aria alle teste e alle stanze. Rappresenta il buon senso, pensa che ogni problema abbia una soluzione. Diciamo che è un caterpillar che riesce a smuovere le discendenti dalle loro fisime».
Frigorifero, pigiama, silenzio: sono le parole che appaiono nei titoli dei tre momenti scenici. Riassumono il topos della malinconia?
«In effetti, evocano atmosfere da domenica mattina, ore in cui spesso ci si sente soli».
La gabbia della casa dolce casa è stata raccontata con efficacia da Mona Hatoum, artista che crea elettrodomestici sfrigolanti. Può adattarsi questa visione alla sua?
«Con gli oggetti utili al disbrigo delle faccende domestiche si ha talvolta un rapporto maniacale. Diventano presenze insopportabili cui si può sfuggire in un solo modo: uscire, disporsi agli incontri. Gli altri possono infastidirci ma ci possono soccorrere e persino salvare».
Lei prende in prestito il titolo di una famosa tela “erotica” di Courbet.
«Per me quel quadro così esplicito è il mezzo per ricordare che la cosa più straordinaria è dare la vita. È una dichiarazione che anni fa, in tempi di femminismo militante, sarebbe sembrata scorretta ma fare un figlio è un'esperienza potente e fondante. Rivendichiamo questa nostra forma di faticoso potere».
Quasi 4 ore possono essere sfibranti per il pubblico?
Non sto a pensare alle reazioni di chi fa il bellissimo gesto di venire a teatro. Si crea, lo ammetto, in modo egoistico e chiedo alle persone di concentrarsi. Ma non c'è da preoccuparsi, il testo è scorrevole e il tempo scorre veloce.
Alessandra Menesini