Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Licei classici, la notte dell'orgoglio «Senza di noi muore la cultura»

Fonte: L'Unione Sarda
19 gennaio 2015

Cento istituti aperti ieri ai cittadini fino a tardi: c'erano anche Dettori, Siotto ed Euclide 

I morti non parlano, a parte casi assai discussi codificati nella cabala. Ieri hanno parlato - fino a notte - oltre cento licei classici in tutta Italia, tre dei quali a Cagliari: Dettori, Siotto Pintor ed Euclide. Ne consegue che sono tutt'altro che morti e che l'idea di azzoppare i licei classici - qualcuno li accusa di essere vecchi e di insegnare lingue morte a scapito delle materie «che servono per trovare lavoro» - è destinata a fallire.
LA “NOTTE” Basta guardarli, quegli adolescenti che hanno organizzato - l'hanno fatto loro - il programma dei tre istituti per “La notte del liceo classico” dal basso , senza coinvolgere autorità ministeriali. «Abbiamo fatto rete in Italia, eccoci qua», sorridono i ragazzi, con gli insegnanti perfetti padroni di scuole aperte appunto fino a notte, con le aule trasformate in sale per le mostre. Chi sapeva suonare uno strumento l'ha fatto, chi era più spigliato conduceva le serate nelle aule magne: insomma, chiunque avesse un'abilità l'ha prestata, anzi regalata, al Dettori, al Siotto o all'Euclide, e alla causa del proprio corso di studi. «Perché noi siamo il Classico», e vedeste quanto orgoglio.
L'AUTOAFFERMAZIONE «Servono conoscenze tecniche per scrivere un software. Serve una cultura umanistica per idearlo, per camminare nel percorso che porta alla scoperta». In fondo l'idea del liceo classico è “tutta qua” e scusate se è poco, sembra dire Peppino Loddo, preside del Siotto in piena concordia con i colleghi di Dettori ed Euclide, Marcello Garbati e Vanni Mameli: «Senza cultura umanistica, non si può capire di che cosa hanno bisogno le persone, s'immagina di meno». L'ha detto di recente anche Fabiola Gianotti, che per vivere non fa la poetessa: è una scienziata (astrofisica), dirige il Cern di Ginevra e viene proprio dal Classico.
IL DIBATTITO Il parterre degli ospiti è nutrito: parla il presidente della Regione, Francesco Pigliaru («Abbiamo fondi per l'istruzione: è vero che nell'accesso alle facoltà scientifiche chi viene dal Classico fatica all'inizio un po' di più, ma finanzieremo attività extracurriculari per evitarlo»), parla il sindaco Massimo Zedda («Perché indebolire il Classico? Casomai, rafforziamo gli altri indirizzi delle superiori»), si alternano rettore, dirigente scolastico, assessore regionale alla Pubblica istruzione, ex alunni (tra cui Andrea Frailis, giornalista di Videolina) e altri ex “classicisti”. E parlano i ragazzi, assieme ai loro presidi: «Il nostro corso di studi è centrale», ammonisce Loddo, «in un Paese che ha oltre la metà dei beni culturali e artistici del mondo». In fondo, anche il Classico lo è.
Luigi Almiento