Il personaggio La performer greca Mary Zygouri sarà stasera al Ghetto degli Ebrei
«Cagliaritani, datemi le chiavi di Tuvixeddu»
C hi ha le chiavi di Tuvixeddu? Questa è la domanda, non retorica, ma reale, dalla quale è partito il progetto che sulla necropoli fenicio-punica sta portando avanti l'artista greca Mary Zygouri (Atene, 1973), performer che per un mese è ospitata in città grazie al progetto di residenze d'artista Accasarti, proposto dall'Associazione TRW di Emanuela Falqui, in collaborazione con S'Umbra e Substainable Happiness, nell'ambito di Alig'Art-Futuro Anteriore.
Con la Grecia nelle vene, con una consuetudine all'attraversamento delle civiltà e una fascinazione immediata per le emergenze archeologiche, quando Mary Zygouri ha visitato Cagliari, nei suoi punti più sensibili, la scelta per il suo intervento è caduta subito in quel luogo che definisce «un vuoto della città», «con punti di silenzio intenso, come se i rumori fossero stati assorbiti dalle tombe, varcando il quale, sembra di varcare la porta di Ade». Parla bene l'italiano, questa donna dai tratti forti come il suo carattere e come la sua ricerca nei linguaggi contemporanei, con scelta di campo precisa, quali sono le scelte degli artisti relazionali: opere impermanenti, momenti d'incontro con le collettività, attivazione di processi dove il pubblico sia parte attiva e consapevole. Per una pedagogia collettiva che parta dal legame col territorio e con la propria identità.
Concetti triti? Niente affatto. La Zygouri ha la capacità di farsi seguire in azioni che corrispondono a reset antropologici, a riflessioni sul rapporto fra cittadini e paesaggio, soprattutto con luoghi non consueti, che molti nemmeno conoscono. Un esempio: dopo aver lavorato con Pistoletto in un festival a Eleusi, gli ha chiesto in prestito la sua famosa “Venere degli stracci” per portarla su un carretto in una miniera di bauxite, in un'azione tra manifestazione, processione e preghiera.
Per entrare nel progetto cagliaritano di Mary, l'appuntamento è oggi, alle 18,30, al Ghetto di via Santa Croce: qui illustrerà le sue intenzioni e chiederà partecipazione, per tre ore a Tuvixeddu (la data della performance verrà comunicata in seguito) durante le quali l'artista vuole donare una nuova memoria a quello spazio, «trasformandolo in luogo di sorpresa e di gioia», ma soprattutto epurandolo dal concetto di «proprietà», da cui la domanda delle chiavi, da cui anche la richiesta al comune di un «atto di eccezione alla burocrazia».
Raffaella Venturi