Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, così distrussero la sabbia più bella

Fonte: L'Unione Sarda
2 febbraio 2009

Ripascimento. Pubblicate le motivazioni delle condanne agli otto tra politici e funzionari della Provincia

«Nessuna decisione politica può legittimare un tale stravolgimento»

Il gigante era malato, è vero. Ma restava sempre un «sito ambientale di eccezionale bellezza, da tutelare sopra ogni esigenza». Questo il Poetto visto dai giudici Francesco Sette, Giampaolo Casula e Silvia Badas, attraverso la lente delle carte processuali che hanno portato alla motivazione della sentenza (otto condanne, i reati vanno dal danneggiamento all'abuso d'ufficio e falso) sul disastroso ripascimento del 2002, depositata nei giorni scorsi.
LA BELLEZZA DELLA SPIAGGIA E quella bellezza, legata soprattutto alla sabbia, unica e invidiata da mezzo mondo, è stata sottolineata in diversi passaggi. Lo aveva scritto anche il Consiglio comunale di Cagliari, che con ordine del giorno approvato il 18 novembre 1998, «ritenne necessario che venisse fornita garanzia in ordine alla omogeneità - sotto i profili della granulometria e della composizione mineralogica - del tipo di sabbia da utilizzare con quella esistente e che il materiale fosse, altresì, biologicamente compatibile con l'ecosistema».
«SABBIA, IL BENE PIÙ GRANDE» Si pose l'accento sul fatto che la sabbia esistente, per la sua granulometria particolare, costituisse «il bene più grande del Poetto». Data la vulnerabilità dell'ecosistema oggetto dell'intervento, si evidenziò inoltre la necessità di ottenere «le massime garanzie in merito alla salvaguardia delle caratteristiche della sabbia, con particolare riferimento alla omogeneità cromatica e granulometrica e alla composizione mineralogica e biologica». Con la sabbia di cava sarebbe stata un'altra storia: «Le verifiche effettuate evidenziarono che le sabbie del Poetto e quelle prelevate nelle cave avevano la stessa origine ed analogia di composizione mineralogica, come pure i caratteri morfometrici (forma, arrotondamento ed altri)». E poi, «laddove non fosse stato in assoluto possibile reperire sabbie idonee - ma non è così, vista la possibilità offerta dalle vicine cave, oltre a quella di approvvigionarsi di sabbie del Sahara dalla Tunisia - potevano essere intraprese altre opzioni, quali barriere e pannelli sommersi, pur inizialmente escluse, che tutelassero meglio le caratteristiche del litorale».
LE COLPE Scrivono i giudici del collegio: «Nessuna decisione politica ovvero amministrativa è in grado di autorizzare o legittimare uno stravolgimento, di sicuro impatto peggiorativo, delle caratteristiche del litorale, quale quello avvenuto, tutti coloro che hanno scientemente contribuito a determinare l'evento di danno sono, secondo l'entità del relativo apporto, egualmente responsabili per il danneggiamento causato».
IMPEGNATI IN PRIMA PERSONA Inoltre, quasi tutte le persone condannate (Salvatore Pistis, Andrea Gardu, Renzo Zirone, Lorenzo Mulas, Piergiorgio Baita, Andrea Atzeni, Paolo Orrù e Giovanni Serra) seguirono in prima persone tutte le fasi del ripascimento: si sarebbero dovuti accorgere della differenza abissale tra la sabbia vecchia e quella che la draga Antigoon stava accatastando, in grossi cumuli grigi, sulla linea di battigia. (m.r.)

31/01/2009