Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porgy and Bess, emozione infinita

Fonte: L'Unione Sarda
2 febbraio 2009

Musica. Conquista il pubblico del Teatro Lirico di Cagliari la forma concertistica dell'American folk opera

Wayne Marshall orchestra un perfetto congegno

Pensare a Porgy and Bess come a un capolavoro del '900 è, in fondo, ovvio e prevedibile. Meno scontato è scommettere sul fatto che la forza emotiva dell'opera di Gershwin riesca a restare intatta anche quando la si costringe nei limiti di una spartana forma concertistica. Tagliare scene e dialoghi non è mai operazione di poco conto, e chi ha ancora il ricordo dell'allestimento portato in scena, sempre dal Teatro Lirico negli anni scorsi, sa bene che l'edizione integrale è tutta un'altra cosa. Ciò non toglie che la forma concertistica di Porgy and Bess , così come andata in scena a Cagliari, sia stata uno spettacolo eccezionale, bello ed emozionante. Artefice, Wayne Marshall, il direttore americano che per le sue tante interpretazioni in tutto il mondo incarna ormai il “musical” stesso, insieme a un cast di solisti che ha saputo esprimere l'energia e la rabbia, la poesia e il dolore di questa American folk opera. E grazie naturalmente all'orchestra e al coro di Cagliari, al completo delle voci bianche, tutti in forma smagliante.
Curata dallo stesso Marshall con un preciso intento evocativo, l'attenta operazione di arrangiamento ha creato un collage affidato solo a parole e musica, accostando in sequenza i celeberrimi songs ai cori e agli interventi strumentali più belli. E riuscendo nello stesso tempo a tenere in piedi la sequenza narrativa, amplificando quei tratti di originalità e coinvolgimento emotivo che fanno grande l'opera di Gershwin.
Era il 1935 quando Porgy and Bess venne rappresentata per la prima volta. In America c'era ancora il Ku Klux Klan, ed era ben lontano il “Dream” di Martin Luther King o l'idea stessa di un possibile presidente nero. Non fu semplice la via al successo per quest'opera del black people che riuscì ad imporsi per un concentrato di energia, vitalità anche ruvida, e ricchezza di colori orchestrali.
Merito di Marshall è salvare in pieno questo spirito con una scelta di innesti mai banale, con musica che si esprime soprattutto nella potenza e nella forza dei suoni. Perché Marshall taglia soprattutto i recitativi, gli interventi dei tanti personaggi che popolano Catfish row, per concentrarsi sull'amore fuori dagli schemi tra Porgy e Bess, sulle forza anche simbolica dei personaggi di Serena e Sporting Life, ma sempre salvaguardandone lo spirito da dramma corale. Si riserva l'estro di mantenere frammenti a prima vista non essenziali, ma funzionali ad esplorare la ricchezza dei suoni guidando l'orchestra in una esplosione di colori.
Una prova di consumata professionalità e soprattutto di talento affinato nella lunga dimestichezza con l'opera per direttore e solisti: Kevin Short, Indira Mahajan, Angela Renée Simpson e Ronald Samm, chiamati, là dove indispensabile, anche a sdoppiarsi nei ruoli di supporto. E tanto più bravi sono stati l'orchestra, il coro e i suoi solisti, capaci di rispondere alle altissime aspettative del direttore, senza mai venir meno al disegno interpretativo di grande respiro, seguendo ogni indicazione e restituendo in concerto un'opera di grande potenza emotiva. Tenendo fede alla sua impostazione Marshall mette in evidenza gli elementi più propriamente legati al jazz. Spinge il coro a una partecipata interpretazione e l'orchestra in rutilanti intrecci con le percussioni e incalzanti sincopi e contrattempi. Un susseguirsi di grandi momenti che hanno esaltato il pubblico.
GRECA PIRAS

02/02/2009