Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il personaggio Luigi Lo Cascio in scena a Cagliari Piccole emozioni da proteggere

Fonte: L'Unione Sarda
10 ottobre 2014


 

 


U n festival che vuole sondare le nuove realtà teatrali italiane, esplorandole regione per regione, e facendo conoscere al pubblico sardo le relative inquietudini, le differenze e le costanti. “Øscena festival - Nuovi Teatri dalla Sicilia” è questo. E prenderà il via oggi a Cagliari, dedicando proprio alla Sicilia questa terza edizione. Diretto e organizzato dallo Stabile della Sardegna e da Cada Die, il festival realizzato in collaborazione con Latitudini e con il sostegno della Regione Siciliana, si snoderà tra il Teatro Massimo di Cagliari e la Vetreria di Pirri. L'avvio è previsto per le 18.30 di questa sera, con un incontro sulla drammaturgia siciliana in compagnia di Spiro Scimone e Dario Tomasello, mentre alle 20.45 la manifestazione sarà presentata al pubblico.
Il festival vanta un testimonial d'eccezione: Luigi Lo Cascio che, alle ore 21, sarà in scena con “Sul cuor della terra”, una lettura dedicata ai poeti siciliani del 900, da Basso a Quasimodo, passando per Pirandello.
Lo Cascio, rappresenta la Sicilia in Sardegna. Quanto è importante questa collaborazione tra regioni in ambito teatrale?
«Molto. Sono contento perché questi incontri costruiscono ponti e relazioni che permettono uno scambio di conoscenze. A Cagliari porto le voci di alcuni poeti siciliani del 900: una scelta dettata dalla mia convinzione che il teatro è, innanzitutto, espressione poetica. Eventi come questi possono aiutare il teatro e la poesia a farsi conoscere affinché non rimangano fuori da circuiti più ufficiali, solo perché non rispondono a logiche culturali che spesso le estromettono perché più piccole, quindi più indifese. Leggerò i testi in siciliano, perché è una lingua melodiosa, sempre attenta alle cadenze ritmiche».
Da attore teatrale e cinematografico, quanto cambia la percezione dell'ascolto in relazione ai due pubblici?
«Quando si recita, ci si pone il problema di essere ascoltato e visto. Nel cinema l'attore agisce in un tempo dislocato rispetto alla fruizione e l'ascolto è frammentario. Ma il fatto che, in teatro, lo spettatore sia presente, non obbliga l'attore a un momento di verità, ma consente un maggior grado di travestimento e di finzione perché permette a un autore di sperimentare dal punto di vista linguistico».
A proposito di cinema, “Il Capitale Umano” di Paolo Virzì, in cui lei recita, rappresenterà l'Italia nella selezione per il miglior film straniero agli Oscar. Come vive l'attesa?
«Posso solo augurarmi che “Il Capitale Umano” riesca a entrare nella tanto ambita “cinquina” perché è un film che mi è molto piaciuto e mi sembra che meriti di essere conosciuto anche all'estero. Andare alla serata degli Oscar è qualcosa che regalerebbe al film il successo che si merita».
Marina Porcheddu