LA PROTESTA. Le associazioni: in attesa di decisioni, fateci gestire la scuola di equitazione
In 150 si sono mobilitati ieri per difendere quel che resta dell'ippica: appassionati, sportivi, tecnici, bambini sui pony, disabili, i cavalieri di Sant'Efisio. Tante le associazioni amatoriali che hanno preso la parola per chiedere che l'ippodromo, dopo poco meno di 90 anni di storia, non venga lasciato morire.
Un'area irripetibile: venticinque ettari con le saline e lo stagno di Molentargius alle spalle e la spiaggia del Poetto di fronte, con l'ex ospedale Marino a fare da tappo. Venticinque ettari di sabbia (è qui che il vento ha portato buona parte di quella spazzata via dalla spiaggia), con un'ottantina di box di cui appena la metà utilizzata e un ristorante chiuso. La pista è deserta, la scuola di equitazione (oltre cento iscritti, fra cui autistici e disabili che facevano ippoterapia) chiusa per scadenza dei contratti a termine degli istruttori, ci sono 26 cavalli da accudire, nutrire e far muovere: la possibilità che i 12 della scuola di equitazione venissero venduti per ora è scongiurata, ma non si sa quali siano le scorte di foraggio e mangime, i quattro artieri non vedono stipendi da due mesi e tre di loro hanno la lettera di licenziamento in tasca (il primo andrà via a fine ottobre, l'ultimo il 29 novembre). Avranno il Tfr?
Le casse della Società ippica che gestisce l'impianto sono vuote. Giovanni Battista Ena, funzionario comunale, si è dimesso dalla presidenza qualche giorno fa, e Palazzo Bacaredda (principale azionista, con Agris e Camera di Commercio a spartirsi le quote di minoranza) deve nominare un successore. Il Cda è convocato per lunedì. Le associazioni dell'ippica chiedono una figura competente (per il consigliere comunale Paolo Casu, appassionato di cavalli, «nominare Ena è stato un po' come mettere il sottoscritto a capo di una centrale nucleare») ma soprattutto di dichiarare quale futuro si vuol dare a questo impianto.
Il sindaco Zedda si è impegnato: la destinazione dell'area resterà immutata e la prospettiva è il passaggio ai privati. La richiesta delle associazioni: permetteteci di autogestire almeno temporaneamente la scuola di equitazione. (m. n.)