Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Manolito, un tipo come me»

Fonte: L'Unione Sarda
6 ottobre 2014


Tuttestorie La scrittrice spagnola a Cagliari 


« M i hanno chiamato Manolito per via del camion di mio padre e il camion si chiama Manolito...». È sufficiente questa spiritosa presentazione per iniziare a ridere. Non bastasse, Manolito Quattrocchi (soprannome di chi porta gli occhiali) è sicuro che anche «il primo Velociraptor si chiamava Manolo e Steven Spielberg nemmeno se lo sogna». Questo “monellissimo” madrileno, che vive con la sua famiglia nel popolare e periferico quartiere di Carabanchel Alto, assomiglia, almeno nell'anima, alla sua autrice, Elvira Lindo, scrittrice, giornalista, dall'aria dolce e piena di ironia.
«È importante il fatto che Manolito viva in questo quartiere perché appartiene a un mondo reale. È un bambino sveglio, brillante, smaliziato che racconta ciò che vede con schiettezza, umorismo. Mio padre, una persona brillante e speciale, aveva scelto per noi, di farci crescere in un simile quartiere».
Lei si è divertita come Manolito?
«Sì, sicuro. Manolito è un bambino normale, senza alcun potere magico, ma dotato di un'insaziabile curiosità. È piuttosto intelligente, ma non mette questo talento nello studio. La scuola ha troppe regole per lui. Parla a raffica, combina guai, come tutti i bambini. Nell'ultimo libro, che uscirà tra due anni, Manolito constata che il fratellino è un piccolo genio dell'informatica, la sorellina un talento della musica e lui si interroga: e io che genio sono? Sarà il nonno a dargli la risposta giusta».
Ecco, un nonno, grande alleato del bimbo.
«La sua è una famiglia tipica, semplice. In Spagna accade che i nonni lascino il paese per andare ad abitare in città con i figli. Io ho avuto una nonna, ma era un po' come lui. Quando si diventa nonni ci si vendica dei figli, coi nipoti. Per questo non vedo l'ora di diventare nonna».
La normalità di un quartiere di periferia.
«Quando è uscito il primo libro, scrivevo con umorismo, anche dei pochi soldi a disposizione. E tutti si stupivano, perché allora la Spagna viveva un momento di crescita economica. Ora sono tante le famiglie come quella di Manolito».
Che nasce in radio con la sua voce. Come è stato il passaggio alla carta?
«Facevo un programma alla radio pubblica. All'interno di un magazine c'erano pure le storie di Manolito. Erano gli anni '90. Ha avuto subito un grandissimo successo: le famiglie si raccoglievano intorno alla radio per ascoltare le sue esilaranti avventure. Io però avevo un certo pudore a parlare di lui con mio marito (lo scrittore e saggista Antonio Muños Molina, ndr). Poi ha ascoltato le trasmissioni e gli accadeva di ridere e piangere insieme. È stato Antonio a dirmi: “non può restare intrappolato qua dentro”. Così è passato alla carta e alla bellissima traduzione di Luisa Mattia. Non capita spesso che uno scrittrice sia così generosa con un'altra».
Le avventure di Manolito sono pubblicate dalla casa editrice Lapis e sono tradotte in molte lingue, anche in persiano: «In Iran, la famiglia tipo è come quella di Manolito».
Lei vive a New York. Ha trovato un cugino del bambino?
«No, è madrileno fino al midollo».
Caterina Pinna