Rassegna Stampa

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Cagliari, il Centro Donne rischia di chiudere:la cultura non è in rosa

Fonte: web Castedduonline.it
24 luglio 2014

 


A rischio un pezzo della cultura cagliaritana: il Centro di documentazione e studi delle donne di via Lanusei rischia di chiudere, dimenticato dalla giunta Zedda


Autore: Redazione Casteddu Online il 23/07/2014 13:35

 

 

Cagliari, a rischio un pezzo della cultura cittadina e di tutta l'isola. Si tratta del Centro di documentazione e studi delle donne di via Lanusei 15, da anni punto di riferimento per molto cagliaritano, che senza finanziamenti regionali e comunali potrebbe  presto chiudere. "Vogliamo resistere - spiega la responsabile della cooperativa che gestisce il Centro, Annalisa Diaz - ma senza contributi è veramente difficile. La speranza è che Comune o Regione ci trovino una sistemazione definitiva in qualche edificio dismesso: il nostro problema è sostenere le spese dell'affitto".

La storia del Centro. La sede di via Lanusei, usata per ospitare la Libreria delle donne nel 1978, si trasformò nel 1986 in Centro di documentazione e studi delle donne, una biblioteca specializzata, e luogo di relazioni politiche, unica in Sardegna. E nel 2008 un importante riconoscimento: il suo archivio è stato riconosciuto "di interesse storico particolarmente importante" dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo.

Trentasei anni di servizio completamente gratuito per gli utenti, portato avanti grazie all'autofinanziamento e ai contributi previsti da una convenzione stipulata con la precedente amministrazione comunale, oltre alle risorse regionali. Con lo stop di tutti i contributi pubblici, ora la situazione è  diventata ingestibile. "Quest'anno siamo stati esclusi dai finanziamenti comunali - precisa Annalisa Diaz - e l'anno scorso abbiamo preferito non usufruire dei 370 euro che l'amministrazione ci destinava. Mentre la Regione non stanzia più risorse per questo tipo di attività da due anni: una situazione che ci costringe a chiudere l'attività". La soluzione prospettata dalla responsabile della cooperativa "La Tarantola" è quella che le istituzioni assegnino una sede fissa per il Centro, ora ospitato da un privato, magari tra i tanti edifici pubblici inutilizzati. Ora spetta a Regione o Comune dare risposte e scongiurare la chiusura di un importante luogo culturale cittadino.