Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Con Zeman sarà sempre spettacolo

Fonte: L'Unione Sarda
18 luglio 2014


EXMA'. Dibattito con il giornalista Darwin Pastorin nell'ambito della mostra "Le maglie del prof"

 


S ono juventino», dice, rivolgendosi alla platea, quasi a voler mettere nero su bianco la sua fede calcistica. «Peggio per te», mormora un giovane seduto in terza fila. «Mio figlio Santiago, però, è un supertifoso del Cagliari». E così, subito, si riprende l'affetto del pubblico. Darwin Pastorin, giornalista, editorialista di Tuttosport, autore di libri successo, arriva all'Exma' di Cagliari per “Raccontare il calcio”, incontro organizzato all'interno della mostra “Le maglie del Prof”, in programma fino a domenica.
Accanto a lui Paolo Bertuccio del Corriere Mercantile, e David Suazo, che rivela i dettagli di «quel giorno quando dovevo firmare il contratto per il Cagliari, e il mio avvocato, mentre leggeva il testo, faceva "no-no" con la testa». La scena, però, è per Pastorin. Juventino e "juventinologo", sulla Juve sa quasi più di Andrea Agnelli. Inevitabile parlare del caso-Conte. «C'erano attriti già nella scorsa stagione, ormai dialogava con la società attraverso i legali. La goccia finale è stata il mercato. Conte aveva chiesto Suarez e Cuadrado per costruire una squadra forte in Europa. Non solo non sono arrivati, ma la società pare intenzionata a vendere Vidal e forse Pogba». Pastorin cattura l'attenzione per due ore. Racconta storie e aneddoti di tempi lontani, come quello legato all'esonero di Scopigno, protagonista di un incidente diplomatico all'ambasciata italiana durante la tournée che il Cagliari, con la maglia dei Chicago Mustangs, fece nel '67 negli Stati Uniti. Al rientro Scopigno ricevette una telefonata. Era «il presidente Rocca che gli comunicò l'esonero. Il Ffilosofo rispose: “Presidente, faccia presto, ho la minestra in tavola, non vorrei che si raffreddasse”».
Citazione per Rombodituono, «Riva è sempre stata una leggenda anche per gli juventini», e poi la favola di Manuel dos Santos, detto Garrincha, il fuoriclasse brasiliano nato povero e con una gamba più corta dell'altra a causa di una poliomielite. Proprio per effetto di quella zoppia, Garrincha faceva movimenti imprevedibili per gli avversari che venivano regolarmente messi fuori gioco dai suoi dribbling. Ma prima ancora che un campione, «Garrincha era un uomo buono, si rifiutava di spingere la palla in rete per non offendere l'avversario». C'è spazio per una battuta su Zeman: «Le partite con lui finiscono sempre 5-3, ma fino alla fine non si sa mai per chi».
Mauro Madeddu