Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cani trattati come clienti in negozi, bar e ristoranti

Fonte: L'Unione Sarda
30 giugno 2014


Porte aperte e grande tolleranza spazzano via molti falsi miti

 



Titolo: “Come mi trattano il cane”. Cast: Mirò, attore protagonista, quattro mesi, socievole border collie, star del copione; Elisa Tronci, attrice non protagonista, 21 anni, studentessa di Giurisprudenza, allieva dell'associazione cinofila “Kerberos” frequentata da Mirò e con cronista al seguito; le comparse: i titolari e gestori di negozi e pubblici esercizi. Ne è venuto fuori un film piacevolmente noioso: dovunque sia entrato Mirò in centro (bar, negozi, ristoranti, pizzerie, enti pubblici), nessuno ha avuto da ridire. Nel caso “peggiore” è stato ignorato, nel senso che la presenza di un cane è stata giudicata assolutamente normale, al punto da non destare nemmeno un po' di sorpresa.
Cagliari passa l'esame a pieni voti. Benché la recente norma che ora ammette i cani nei pubblici esercizi non sia conosciutissima (la riassumiamo nell'articolo qui a sinistra), la città guadagna sul campo il titolo di dog friendly : i cani hanno piena accoglienza.
Elisa Tronci si presenta puntuale alle 11 di mattina, con Mirò al guinzaglio ma senza l'obbligatoria museruola, giusto per fornire un appiglio a chi, i cani nel proprio locale, non li vuole. L'allieva cinofila (ha anche un altro cane, Jana, jack russel terrier di quasi tre anni, un po' esuberante in certi casi) sa già dove Mirò non è ammesso: una farmacia e il cortile della scuola elementare Garavetti frequentata dal fratellino di Elisa, che si dispera: «Se lo lascio in auto mi possono giustamente denunciare, se lo lego fuori dal cancello me lo rubano». Nei negozi gestiti da cinesi i titolari s'innervosiscono, ma è un fatto di cultura nazionale.
Il giro inizia dal Municipio: Mirò, con la sua padroncina, entra nell'ascensore, conquista la hall che conduce all'aula del Consiglio comunale, incrocia gli invitati a un matrimonio, incassa un sorridente «ciao, bello» del sindaco Zedda e gli sguardi bonari dei commessi: «Portano i cani anche ai matrimoni: se non disturbano abbaiando o correndo, a noi sta benissimo». Ottimo esordio. Anche alla Rinascente il cagnolino gira ovunque: «Certo che può entrare, ci mancherebbe!».
Ok, proviamo al bar. Allo Svizzero nel largo Carlo Felice cassiera e banconieri manco guardano Mirò: abituati soprattutto dai turisti, per loro è normale che entri un cane. «Sono i benvenuti», a domanda rispondono. Si attraversa la strada per giungere al City Bar: il border collie e il suo seguito trionfano con Marco e Andrea, i banconieri: «Abbiamo cani anche noi, fatelo entrare». Basta bar, proviamo da Valburger in via Crispi: dopo la fila si arriva alla cassiera senza che né personale né clienti abbiano qualcosa da ridire. C'è il titolare, Mario Valtellino: «I cani devono stare con i loro padroni, mica legati fuori». Nessun problema da Enò: «Possiamo solo chiedervi di sedervi in un tavolo all'angolo, per favore?». Alla gelateria Cremoso è festa: «Che bello, un border collie! Io ne ho tre», esclama il titolare Alberto Bolis. Impossibile litigare. Valentina Manca, nella pizzeria Rossopomodoro in via Sassari: «Certo che può entrare: è educato, vero?».
In piazza Yenne campeggia il palazzo di Poste italiane. Elisa Tronci scuote la testa: «Non ci cacciano neanche da lì», ma provare non costa nulla. Si gira in lungo e in largo nell'ampio salone, nessuno ha da ridire. E Cagliari vince l'ideale Premio Bau.
Luigi Almiento


Recepiti i regolamenti Ue

Le nuove norme
fanno decadere
i vecchi divieti


È vero: i cani possono entrare negli esercizi pubblici come bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e supermercati. È vero: i cani non possono entrare negli esercizi pubblici.
No, non è impazzito il legislatore italiano. Ha soltanto fatto due cose: lascia agli esercenti la libertà di far entrare gli animali o di non consentirlo e recepisce (a fine 2013) una normativa europea del 2004.
A far cadere il divieto di condurre i cani e altri animali domestici negli esercizi pubblici dove si servono o vendono alimenti è un manuale pubblicato dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) in accordo con il ministero della Salute. Di fatto, decide l'esercente: cani dentro o cani fuori, fermo restando che non può più corredare l'eventuale divieto citando la normativa valida fino a qualche mese fa. Libero l'esercente, liberi i clienti: di scegliere un locale dove gli animali non sono ammessi oppure uno dog friendly , cioè “amichevole con gli animali”. Il divieto d'ingresso per qualsiasi animale rimane invece assoluto e indiscutibile nelle zone dove i cibi si preparano: dunque, sì ai cani nella sala ristorante, no in cucina.
Certo, il gestore del locale dog friendly può sempre far accomodare fuori chi ha con sé un animale aggressivo o che infastidisce, e ci sono prescrizioni: obbligatori guinzaglio e museruola, previsti nelle ordinanze dei sindaci di quasi tutte le città italiane, anche se la museruola non la usa nessuno. Le nuove norme sono un atto di civiltà nei confronti degli animali, ma a civiltà si deve rispondere con civiltà: chi porta un cane al ristorante, prima deve averlo educato. Proprio come si fa con i bambini. Quasi sempre. (l. a.)