Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Pronti per il trasferimento: carcere chiuso a settembre

Fonte: L'Unione Sarda
20 giugno 2014


BUONCAMMINO. Al rush finale i lavori del nuovo istituto di pena di Uta

 



Per scaramanzia usa il condizionale. Il direttore di Buoncammino sa che il conto alla rovescia per l'apertura del nuovo istituto di pena di Uta è già iniziato. L'inaugurazione prevista a settembre coinciderà con un altro evento storico: la chiusura del vecchio carcere sull'omonimo colle cagliaritano. I tempi per decidere il futuro della caienna cagliaritana sono corti: se infatti il primo anello sarà destinato (salvo permute con il Comune) agli uffici dell'amministrazione penitenziaria, ora ospitati in affitto in una palazzina di via Tuveri, c'è incertezza sul destino dell'area detentiva, vincolata da norme di tutela molto rigide.
L'ISPEZIONE Ieri mattina una delegazione del sindacato Sappe, con a capo il segretario generale Donato Capece, ha visitato il nuovo carcere di Uta. Accompagnati dal direttore di Buoncammino Gianfranco Pala e dal comandante Alessandra Uscidda, i sindacalisti hanno ispezionato i reparti detentivi, le mense, le zone destinate ai 41 bis, la caserma degli agenti, il centro clinico e tutte le aree dell'istituto di pena.
I NUMERI Il carcere di Uta, intitolato al brigadiere Ettore Scalas, è il fiore all'occhiello dell'amministrazione penitenziaria. Ogni cella sarà occupata da due detenuti che avranno a disposizione un bagno, l'acqua calda per la doccia e la tv a colori. Trattamento particolare per i reclusi disabili e le donne in gravidanza o con figli piccoli che potranno usufruire di celle singole e spazi adeguati. La struttura è al top in fatto di sicurezza (sono oltre 600 le telecamere del sistema di sorveglianza) ed è dotata di spazi per detenuti e agenti. L'istituto, costato oltre 80 milioni di euro, può ospitare 466 detenuti nelle 13 sezioni del reparto maschile (3 sezioni a piano per quattro piani, più una al piano terra). In ogni raggio ci sono 16 celle più una camera destinata ai disabili. Nel reparto femminile, realizzato in un edificio a parte visibile dall'esterno perché colorato di rosa, possono essere recluse 32 donne (18 celle, 4 singole per disabili e per mamme con bimbi e 14 doppie) e dove è stato realizzato anche un asilo. Il centro clinico ha a disposizione 22 posti (quattro celle singole per disabili e 9 doppie), più ambulatori per la Tac, gli ambulatori odontoiatrici e spazi per fisioterapia. Discorso a parte meritano i reclusi sottoposti al 41 bis (carcere duro) che saranno rinchiusi in celle singole in sezioni di quattro detenuti. Fuori dal reparto detentivo, dietro il corpo di guardia, la palazzina che ospiterà 20  semiliberi , condannati che tornano in carcere solo per dormire.
LA POLEMICA «Per gestire in sicurezza l'istituto, rispettando le norme del dipartimento, sono necessari almeno 450 agenti», afferma Capece. «Il ministero ne ha messo a disposizione solo 350». Il sindacalista del Sappe è critico. «L'istituto di Uta è figlio di una politica sbagliata. È una cattedrale nel deserto: gli spazi devono essere più compatti, meno dispersivi. In Sardegna ci sono troppi posti letto e pochi detenuti sardi. Il che vuol dire importare reclusi dal resto d'Italia. Ora - aggiunge Capece - bisogna chiudere immediatamente Iglesias, Macomer e Lanusei, istituti fatiscenti». Il nuovo carcere aprirà a settembre? «Non credo, ci sono troppi lavori in alto mare. Penso che il trasloco avverrà a tappe. Buoncammino sarà chiuso e 150 detenuti trasferiti a Uta, il resto spalmato tra gli istituti di Alghero, Tempio e Sassari».
Andrea Artizzu