Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Per cantare ci vuole testa»

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2014


Il personaggio Il soprano Francesca Sassu 

 


L a prima qualità? «La voce. Anzi no, la testa. Ho conosciuto cantanti promettenti rovinarsi in pochi anni. Poi certo, se non sai cantare non vai avanti». A Francesca Sassu non mancano né la prima né la seconda. Trent'anni di grazia e di energia (merito della danza e della pallavolo), grandi occhi verdi-castani e un talento coltivato con grande intelligenza, il soprano sassarese ha avuto il coraggio, a 23 anni, di dire di no a Riccardo Chailly che la voleva alla Scala, Giorgetta nel “Tabarro” pucciniano. «Non è stato facile, ma non ero pronta. Dire di no - e nel modo giusto - è complicatissimo». Ha detto invece sì (alla Scala e a Chailly) per “Gianni Schicchi” e “Suor Angelica”, ed è stato un trionfo.
Un percorso artistico di grande qualità, il suo - dal Conservatorio Canepa della sua città al concorso di Spoleto - che le ha consentito di studiare con Raina Kabaivanska e Renato Bruson, di esordire in “Oberto, conte di San Bonifacio”, di ottenere le prime scritture. Anni di successi e di impegno, e ora il Lirico (dopo la Mimì di “Bohème” del 2010, diretta da Bramall). Fino a domenica è lei, nel suo primo “Flauto magico”, a dar voce e verve a Papagena.
A Sassari, dove vive (quando non è in viaggio) e dove vivono i genitori e la sorella Eleonora, ha debuttato due anni e mezzo fa con “L'Elisir d'amore”, e lo scorso novembre è stata Fiordiligi nel “Così fan tutte”. «Ma solo qui al Lirico mi sento davvero a casa. Dalla direzione artistica all'ultimo degli attrezzisti, tutti mi riempiono di affetto».
La sua performance è stata assai applaudita. E con Markus Werba lei ha rivelato un feeling speciale…
«Avevamo già cantato insieme a Salisburgo, diretti da Muti, nel “Matrimonio inaspettato” di Paisiello. Lui è una sorpresa continua e io mi adatto sempre a ciò che s'inventa. Ci divertiamo da morire, e penso si veda».
Soprattutto non morite…
«Era ora. Io faccio quasi sempre una brutta fine. O mi porta via la tisi, o mi suicido, o mi abbandonano. Qui trovo l'uomo giusto».
Si sente sempre la piccolina della compagnia, quella con la quale prendersela se qualcosa va male?
«Beh, diciamo che oggi, rispetto a qualche anno fa, un po' di esperienza per mettere qualcuno al suo posto l'ho acquisita».
Progetti futuri?
«Ancora Puccini: una grande produzione della “Rondine” che toccherà Lucca, Pisa, Ravenna, Modena, Piacenza, Bolzano. Sarò Magda. Non muore ma è un po', diciamo, inaffidabile».
Lei ha due bambini, Aurora di 7 anni ed Edoardo di 2. Ha cantato incinta. Come riesce a farcela?
«Non è facile. Anche perché mio marito (Andrea Certa, pianista e direttore d'orchestra) ha la sua carriera, e spesso fatichiamo a trovarci a metà strada. Ma è la vita che ho scelto».
La difficoltà più grande del suo mestiere?
«Dimostrare che meriti quello che hai».
Un ruolo sognato?
«Aspetto di fare “Otello”».
Finisce male anche lì…
«Ma ne vale la pena!».
Maria Paola Masala