Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Michele Serra, dal '68 a “Gli sdraiati” Lettera collettiva a un figlio sconosciuto

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2014


Biografia di una generazione

 


P uò essere davvero una bella sorpresa per un genitore rendersi conto un giorno che quel figlio, eternamente sdraiato sul divano, confortato da ogni genere di supporto tecnologico, totalmente disinteressato a stabilire un contatto col mondo reale, un giorno torna a casa abbronzato: lui, che in casa si mostra ai genitori costantemente immobile, quando è fuori, quando va a scuola, sale persino sul tetto, a scrutare le nuvole, ed è così che si abbronza. “Gli sdraiati”, successo editoriale del giornalista Michele Serra, compendio ironico e disincantato di tanti figli che non sanno (non vogliono) entrare in contatto con il padre, è stato protagonista dell'ultimo appuntamento di ieri sera a “Leggendo metropolitano”.
Sfidando un frizzante maestralino, in tanti sono accorsi al bastione di Saint Remy per ascoltare Serra presentato da Michele De Mieri, giornalista e voce di Fahrenheit. «Il padre - ha confessato il giornalista-scrittore - mi assomiglia parecchio. Ho pensato di scrivere questo libro sette anni fa, e lo consegnato con sei anni di ritardo, a riprova di quanto faticoso sia stato mettere insieme i cocci della narrazione. In questa storia, oltre al figlio, c'è un padre nevrastenico, spesso disarmato». Il bruciante e familiare inizio - «Dove cazzo sei?» - è la chiave per entrare in uno dei grandi temi della letteratura: il rapporto tra padri e figli. La generazione del '68 ha fatto tutto per i figli, senza riuscire a stabilire un contatto? Non è un caso che né il figlio, né il padre abbiano un nome. “Gli sdraiati” è una sorta di lettera collettiva a un figlio, sconosciuto.