Rassegna Stampa

Il Sole 24ore

Ben armati e senza paura: a caccia del Bello nei musei

Fonte: Il Sole 24ore
6 giugno 2014


Leggendo Metropolitano L'invito del filosofo e storico dell'arte Francesco Cataluccio 


N on lasciatevi disorientare dal lungo corridoio. Scrutate curiosi le pareti degli Uffizi, a Firenze: troverete tesori che non vi aspettate. Meglio ancora se seguite la fascinosa idea di «perdervi nelle sue stanze». Il consiglio è di Francesco Cataluccio, filosofo e storico dell'arte, da ieri a Cagliari ospite di “Leggendo Metropolitano” nei panni di guida a “Giochiamo a nascondino” nonché autore di “La memoria degli Uffizi”, un libro prezioso per capire come un luogo solenne possa diventare territorio di emozioni, ricordi, fantasie impagabili.
«Purtroppo - spiega - i musei, mi riferisco a quelli grandi, non favoriscono l'incontro con il pubblico. Sono sistemi concepiti più di 100 anni fa, in grandi città, che le persone visitano perché “fa parte del pacchetto”. Non sono luoghi facili . Non ci sono seggiole dove riposarsi. A Brera non c'è neppure la caffetteria. Per renderli più facili, basterebbe ridiscutere il modo in cui si organizzano. I musei sono luoghi della memoria, personale e collettiva: devono essere accoglienti, devono orientarti, farti incontrare la bellezza».
Il museo è un punto di approdo o di partenza?
«Punto di arrivo, magari preparati. Nulla di esoterico naturalmente: avere una preparazione sui miti, sulle icone, sulla religione aiuta a capire quello che si vede. Se in un dipinto c'è un uomo che tiene in mano la testa del proprio figlio, non è un crudele assassino ma siamo davanti al “Sacrificio di Isacco”. Se c'è una donna nuda che corre e si china a raccogliere tre mele, devo sapere che è Atalanta. Le scuole questo non lo insegnano. Ma un museo potrebbe anche essere un punto di partenza: ho una curiosità, vado ad approfondirla».
Come si apprezza un museo?
«Frequentandolo, non in ore di punta. Al pomeriggio, nella pausa pranzo, in assoluta calma. Il museo non è un dovere ma un luogo dove c'è la bellezza e godere di questo. È necessario prendersi il tempo giusto per se stessi, nei limiti del possibile. Chi invece arriva “impreparato”, potrebbe essere guidato da giovani laureati in Storia dell'Arte. Alcuni musei già lo fanno. Di sicuro non è un luogo dove devo vedere a ogni costo tutto. Potrei persino fare un giro in senso contrario, partendo dalle ultime sale, quelle sempre vuote, mentre nelle prime regna la calca».
Vanessa Capodieci, la ragazza ferita nell'attentato di Brindisi che ha chiesto come regalo di essere portata agli Uffizi...
«È una bella storia, emblematica. Un regalo per cominciare a vivere. Ma c'è anche quella curiosa di un finanziere tedesco arrestato proprio alla galleria degli Uffizi. Voleva godere fino all'ultimo della bellezza dell'arte».
Che fine faranno i libri? Lei ha scritto un saggio sul tema.
«Il libro è un'idea, un modo di trasmettere il sapere, sia scritto su pietra, un papiro a mano. Ciò che importa è la circolazione delle idee. Io credo che un libro di carta avrà vita quanto più sarà di qualità e irripetibile. Se regalo alla fidanzata un libro di poesie, o un libro d'arte su Michelangelo, questo sarà bello, stampato con cura, con una bella copertina. Perfetto».
Caterina Pinna