Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il tour sardo di Hirschman, la grande voce dei più piccoli

Fonte: L'Unione Sarda
29 maggio 2014

Il poeta oggi a Sassari, domani alla Baracca Rossa di Cagliari, sabato a Bosa e Asuni

 

C ome mentore ebbe Hemingway, che lo incoraggiò a scrivere. Come stella polare Neruda e come allievo, ai tempi della cattedra di letteratura alla Ucla, Jim Morrison. Oltre ai tanti studenti ai quali regalava una “A” sul libretto qualunque cosa dicessero all'esame pur di non farli partire per il Vietnam.
Gli costò il licenziamento dall'università californiana, ci guadagnò popolarità inestinguibile fra i liberal antimilitaristi dell'America di allora e di sempre e una riga in più sulle biografie online che, generalmente, lo inquadrano con quattro parole inevitabili: “Ultima voce della generazione Beat”.
In realtà, per quanto abbia frequentato un po' tutti i letterati anticonformisti d'Oltreoceano, dire che Jack Hirschman è un beat è un po' come definire Antonio Gramsci un socialista: lo fu, certamente, ma poi si spostò notevolmente e notoriamente a sinistra. E così fece il poeta newyorkese, che da Ginsberg, Corso and company prese le distanze in quanto “rivoluzionari borghesi” per avvicinarsi al radicalismo stile Black Panther e sposare poi la causa degli homeless, gli intoccabili che l'America metropolitana produce in quantità. «La mia lotta - spiegò tre anni fa a Cagliari, prima di leggere le sue poesie al pubblico di “Parco in festa” a Monteclaro - è stata semplicemente un'identificazione con la lotta degli operai e dei senzatetto. A questo punto, essere un poeta o essere comunista è la stessa cosa». Facile immaginare quindi che gli piacerà leggere i suoi versi e incontrare i suoi lettori in un posto che si chiama “Baracca Rossa”, il locale di via Principe Amedeo 33 dove Hirschman sarà domani alle 19,50 per la tappa cagliaritana del suo “Sardinian Tour - The Arcanes e altre Americhe” che lo porterà oggi a Sassari e sabato a Bosa e ad Asuni.
Nel centro al confine fra Marmilla e Barigadu Hirschman inaugurerà la biblioteca, realizzata con tremila libri arrivati in dono da tutta Italia. Una presenza significativa: che l'ottantenne poeta ribelle aveva aderito all'appello lanciato dall'amministrazione comunale che, povera di finanziamenti ma non di sogni e orizzonti, aveva chiesto a lettori e scrittori di buona volontà di regalare un volume agli scaffali comunali.
Sarà una buona occasione per ascoltarlo mentre spiega - come fece proprio ad Asuni nel 2005, intervistato da Francesca Falchi - che «tutti siano dei poeti. La mia lotta rivoluzionaria deve essere intesa non solo in senso politico ma anche in senso culturale: il fine è quello di rivelare che tutti sono poeti. Non bisogna cambiare solo le condizioni economiche: bisogna cambiare soprattutto le coscienze».
Celestino Tabasso