Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Industriali? Giuro, esistono

Fonte: L'Unione Sarda
19 maggio 2014


I giudizi su vecchia e nuova giunta regionale, vecchio e nuovo sindaco della città

 

Scanu parla di imprenditori, fallimenti e soldi pubblici

È l'ambasciatore di quel che sopravvive delle industrie sarde. Alberto Scanu ha quarantasei anni, la presidenza regionale di Confindustria, un mucchio di cariche nelle aziende di famiglia e interessi assortiti tra immobiliare, energia e sanità.
Pesa le parole e anestetizza le polemiche. La sua ragione sociale è difendere la categoria, se necessario anche contro l'evidenza dei fatti. Berlusconi ordinò un sondaggio sul suo nome per le Regionali 2009, poi gli preferì Ugo Cappellacci: «L'ipotesi fu fatta dai giornali nell'agosto 2008. Contribuì la presenza dell'allora premier a Cagliari, ospite della nostra associazione. In realtà se ne discusse in alcune conversazioni, nulla di più».
Si prepara a riprovarci?
«Mai dire mai. Però francamente ho altri progetti».
Tanti imprenditori senza le casse pubbliche sarebbero perduti.
«È una triste realtà, il punto da cui partire. Si pensa troppo agli ammortizzatori sociali, agli aiuti di mamma Regione. La classe imprenditoriale è debole, la percezione dell'impresa assolutamente negativa. Chi vuol far qualcosa viene sospettato di mirare a distruggere l'ambiente, arricchirsi, o cose del genere. Dovremmo puntare sull'export dell'agroindustria che nel 2013 valeva 160 milioni, quanto il 2001».
Le vengono in mente dieci imprenditori che usano denaro proprio?
«Certo che sì».
I nomi?
«Mica li posso fare».
Confindustria non è né carne né pesce, mai un'idea guida o una battaglia che durino più di una stagione
«Non è vero. Al presidente della Regione abbiamo chiesto di dare un'indicazione sull'energia che colmi un gap enorme: siamo l'unica regione che non ha il metano. Questa diseconomia vale mezzo miliardo l'anno per famiglie e imprese. Se non si risolve questo problema il settore manifatturiero non avrà futuro».
Pigliaru è la svolta?
«I primi segnali di questa Giunta ci fanno ben sperare, anche sul Galsi».
I cinque anni di Cappellacci?
«Durante quel periodo è stato creato il fondo di garanzia della Sfirs che ha consentito a molte imprese di non uscire dal mercato, l'Irap è stata ridotta del 70 per cento. Sulle grandi crisi industriali le risposte purtroppo non sono arrivate e neppure l'adeguamento delle norme sulla tutela del territorio».
Il sindaco Zedda?
«Amministrare con le norme attuali e senza soldi è complicato, ma sulla strategia il giudizio è positivo. Sul breve periodo invece ho qualche perplessità».
Quali?
«Poetto, Ente lirico e anfiteatro: tre questioni sulle quali mi sarei aspettato risposte più rapide».
Il predecessore Emilio Floris?
«I dieci anni della sua amministrazione hanno impresso una svolta alla città dal punto di vista turistico».
Merito di Ryanair?
«La crescita è dovuta a un meccanismo che ha funzionato e lui ne faceva parte».
Perché non iniziano i lavori nell'ex ospedale marino?
«È l'ennesimo caso di danni provocati dalla burocrazia».
Dicono che la colpa sia dell'opposizione feroce delle case di cura private.
«Lo escludo categoricamente».
Baby pensioni?
«Ingiusto dare il vitalizio prima del raggiungimento dei 65 anni, e comunque va rapportato ai contributi versati».
La convince il progetto del nuovo Sant'Elia?
«Credo sia profondamente sbagliato non garantire le stesse condizioni all'attuale proprietario Massimo Cellino».
In che senso?
«A lui dicevano che bisognava fare una gara, oggi non se ne parla più».
In alternativa gli chiesero di pagare il diritto di superficie: 40 milioni.
«Spero che le condizioni restino uguali per tutti».
Nel suo impero due società ci sono appena dichiarate fallite, la Sardinia Green Island al palo: sempre colpa degli altri?
«Sono situazioni molto diverse tra loro. Le due società che in passato operavano nella sanità oggi non se ne occupano più. Sono convinto che i chiarimenti delle prossime settimane consentiranno di fugare ogni dubbio».
Sardinia Green Island?
«Volevo investire nelle energie rinnovabili, sono convinto che nei prossimi mesi avvieremo i cantieri».
Quindi lei pensa di non aver colpe?
«Quando un progetto non decolla c'è la responsabilità di qualcuno? Secondo me no, ci possono essere ritardi dovuti al sistema farraginoso delle normative».
È massone?
«Mi chiedono spesso di diventarlo, ho sempre risposto no».
A Cagliari la massoneria è ancora potente.
«Un'associazione come altre alla quale partecipano persone che secondo me sono perbene. Funziona come tutte: se sul posto di lavoro hai a che fare con un socio ti puoi capitare di agevolarlo. Non vedo niente di illecito, penso sia umano».
ppaolini@unionesarda.it