Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tripudio di colori nel corteo di 2.800 persone

Fonte: L'Unione Sarda
5 maggio 2014


Diciotto carri per la processione

 


 

Su carradori dà gli ordini, rigorosamente in sardo. I buoi eseguono e rispondono, a modo loro. Da una parte le parole del conducente, dall'altra gli sguardi e i suoni della bestia. Il primo carro è quello di Pula, poi Quartu, Villa San Pietro, Mogoro. Diciotto in tutto. Ci sono traccas enormi, altre hanno le ruote “piene”, che pesano fino a 300 chili. Legno massiccio, senza i classici raggi. Roba che non ha prezzo. Nella sfilata a piedi, a guidare il corteo sono i pulesi. Prima di loro, un guidoncino con la scritta “Sulcis”. Nessun errore, solo un salto indietro nella storia. Una novità della 358esima Festa di Sant'Efisio è la suddivisione delle comunità in base alle sub regioni storiche della Sardegna. Prima il Sulcis e i suoi centri (Pula, Sarroch, Capoterra, Sant'Antioco, Teulada, Carbonia). Poi Iglesiente, Campidano, Parteolla, Sarrabus. Si conclude con Anglona e Gallura. Alla fine sono 34 le sub regioni individuate dall'organizzazione diretta da Ottavio Nieddu.
SCALZI La comunità di Cabras è fra quelle che più balzano agli occhi. Sono scalzi, come da tradizione, con gli uomini che indossano pantaloni alle ginocchia e le donne con una lunga gonna. Un po' di freddo nelle prime ore lo sentono. Isili è presente anche con Luca, 4 anni, che vestito di tutto punto sfila col padre, più fiero che mai di avere il suo piccolo al fianco. Dopo un po' Sorgono, con il vestito delle donne pieno di colori: verde, marrone, bianco, rosso, nero.
I VESTITI I copricapo sono uno spettacolo: Orgosolo è noto per su lionzu, realizzato con fili di seta prodotti in loco, che incorniciano il volto delle donne. Quello di Bono è inamidato secondo una tradizione tramandata da madre in figlia, con donne specializzate alla realizzazione che richiede ore di preparazione. Quello di Samugheo è formato da 4 fazzoletti arrotolati secondo un'antica tecnica e posizionati su una mantellina che lascia cadere le ciocche di stoffa nel capo. Ancora quello di Sennori, con tanti fazzoletti in serie che formano un'apertura “a becco”. Poi i bottoni d'argento e d'oro delle ittiresi, un tempo segno di riconoscimento della condizione sociale. Le signore di Aritzo hanno una gonna a sacco e un grembiule che non ha angoli, molto particolare. Gli uomini del Montiferru usano i pantaloni lunghi, come alcune comunità della Gallura. Nel Sulcis invece arrivano ai polpacci, con un corpetto a doppiopetto e bottoni formati da monete.
LE COMUNITÀ I gruppi più numerosi sono quelli di Cagliari, con circa 130 persone. A seguire c'è Quartu Sant'Elena (un centinaio), poi altri da una quarantina come Oliena, anche se la maggior parte sono meno affollati. Alla fine sono 105 i Comuni rappresentati, circa 2.800 anime a piedi, tra cui Isabella e la sua bimba di neanche un mese. Nelle traccas, trionfo di colori e profumi dei fiori. Il Largo e via Roma, a un certo punto, sono coperti da un tappeto di petali. Un tempo, certo, erano presi dai campi, oggi invece sono commerciali. Il tripudio al passaggio del Santo in via Roma, con francesi, russi, inglesi, cinesi, giapponesi arabi, svedesi, tutti impazziti. Spazio anche allo striscione di protesta nel Largo di un gruppo di cassaintegrati, che non ricevono soldi da 14 mesi. Il clima è di festa, i problemi rimangono.
Piercarlo Cicero